L’eucalipto arcobaleno, l’albero dal tronco variopinto che incanta e stupisce

Capita molto spesso di imbattersi online in foto tanto belle da far venire il dubbio che si tratti di foto ritoccate o totalmente ricostruite graficamente.

Come sempre l’atteggiamento più saggio è quello di verificare la veridicità di una foto (ma anche di una notizia) prima di ricondividerla. A volte può bastare anche una rapida ricerca su Google per capire se si tratta di una bufala o meno.

In un precedente articolo abbiamo avuto lo stesso dubbio sulla foto di un deserto fiorito. Questa volta la curiosità ci ha portato ad approfondire le nostre conoscenze a proposito di una foto di tronchi variopinti dai colori sgarcianti e quasi innaturali.

Anche in questo caso abbiamo ricorso al fido motore di ricerca, per scoprire con grande meraviglia che la natura è capace di superare qualunque grafico o programma di ritocco.

Esiste, infatti, una varietà di Eucalipto, l’eucalipto deglupta, dalla corteccia liscia, tendenzialmente arancione, attraversata da strisce longitudinarie dai colori variabili (giallo, verde, blu, viola, rosso). Ogni esemplare di eucalipto deglupta può differire dall’altro per tonalità e conformazione delle strisce, diventando un pezzo unico, come una vera e propria opera d’arte. La colorazione della corteccia varia anche in base all’età: più la corteccia è di recente formazione, più i colori sono brillanti. Successivamente, infatti, la colorazione della corteccia tende ad inscurirsi. Il termine “declupta” è di origine latina e, letteralmente, significa “sfogliare”, per la tendenza della corteccia a perdere gli strati superficiali sostituiti con altri sottostanti già pronti.

Origine ed habitat dell’Eucalipto arcobaleno

Il genere Eucalipto conta circa 700 specie e l’eucalipto arcobaleno è l’unica specie del suo genere a vivere in una foresta pluviale. E’ originario delle Filippine, dell’Indonesia e della Papua Nuova Guinea.

Si adatta a climi miti, senza gelate. Viene coltivato in quasi tutto il mondo per la produzione di carta. Infatti solo la corteccia superficiale è colorata, mentre la pasta di legno, dalla quale si ricava la carta, è bianca.

Ovviamente viene coltivato anche per scopi ornamentali. Ha crescita piuttosto rapida e può raggiungere i 60-70 metri d’altezza.

Il fiore dell’eucalipto arcobaleno

Molti si staranno chiedendo come sarà il fiore di un albero così spettacolare.

Sarà altrettanto sgargiante e variopinto?

In realtà la risposta è negativa: il fiore dell’eucalipto arcobaleno, o meglio l’infiorescenza, è costituito da semplicissimi gruppetti di fiori bianco-giallo pallido di piccole dimensioni.

 

Ecosia: affidabilità e funzionamento del motore di ricerca green

Il motore di ricerca ecologico non è un progetto recente. Anzi, ha all’attivo circa 10 anni di ricerche, in quanto lanciato nel 2009 e sviluppato con la tecnologia di Bing e Yahoo. Ecosia da sempre promette che tutti i ricavati (circa l’80 %) vengono sistematicamente reinvestiti nella riforestazione di zone come Brasile, Perù, Indonesia e Madagascar. In circa 10 anni di attività, il motore di ricerca green non ha mai avuto tanta popolarità come nelle ultime settimane. Questo sicuramente grazie al grande lavoro di sensibilizzazione di Greta Thumberg, ma anche a causa dell’emergenza incendi in Amazzonia. Ecosia, infatti, ha provato a rilanciare il progetto come rimedio pratico ai danni subiti dal polmone verde della terra.

Fin dal lancio del motore di ricerca la domanda che si è posto l’utente medio è <<Ecosia fa realmente quello che promette o è solo una bufala?>>

Andando per gradi, spieghiamo bene cos’è, come funziona e cosa fa Ecosia.

Cos’è e come funziona Ecosia

Ecosia nasce come motore di ricerca che vuole sfidare (o almeno ci prova) Google, a colpi di alberi piantati in giro per il mondo. Tuttavia di base c’è un equivoco. Ecosia, come tutti i motori di ricerca, guadagna non dal numero di ricerche, ma dal numero di click che l’utente fa sulle pubblicità degli inserzionisti. Quindi dire che più si fanno ricerche su Ecosia, più saranno gli alberi piantati non è tecnicamente corretto. Infatti negli anni le informazioni al riguardo sul sito sono state via via modificate: inizialmente avevano indicato un guadagno medio di 0,13 € per ricerca, poi un albero piantato per ogni 45 ricerche. Ad oggi invece, spinti dalla richiesta da parte degli utenti di una maggiore trasparenza, è esplicitamente scritto che le pubblicità legate alle ricerche generano introiti.

Se da una parte effettivamente è stato dimostrato che negli anni i proventi, o buona parte, siano stati investiti nell’istallazione di più di 75 milioni di alberi (dati autodichiarati da Ecosia, ma confermati dal WWF, partner del progetto), dall’altra la piattaforma si alimenta al 100% con fonti rinnovabili, riducendo anche le emissioni di anidride carbonica. Dunque i fondatori di Ecosia sono riusciti a rendere ecofriendly anche una tecnologia notoriamente poco sostenibile.

Ecosia può essere utilizzato online attraverso il dominio www.ecosia.org, oppure come estensione di Chrome (cliccando sul tasto in home) e anche con l’app dedicata scaricabile dal sito o dai marketplace.

Ecosia è una bufala o una bella realtà?

In conclusione trovare aspetti negativi in Ecosia sembra difficile. Molti sollevano il dubbio che per essere un’azienda a fine di lucro, gli introiti sono troppo bassi per essere anche tutto vero quanto dichiarato. La spiegazione probabilmente risiede nella gestione della startup, con sede in Germania e dai pochissimi dipendenti, circa 6-7. Quindi a differenza di Google, pur dovendo fronteggiare spese e sostentamento, riesce a sopravvivere anche solo con il 20% delle entrate perché spesso ‘piccolo è meglio’! Dunque lasciare gli altri motori di ricerca per un’alternativa più attenta alle problematiche ambientali è un piccolo cambiamento che può generare grandi risultati.

 

 

Invasione (pacifica) di libellule a Torino: un fenomeno annuale tipico di agosto

Negli scorsi giorni molti abitanti di Torino hanno pubblicato sui social spettacolari foto di balconi completamente invasi da libellule giallo oro. Lo stupore di poter vedere un numero così grosso di questi leggiadri insetti si è manifestato in tutta la città, ma con una concentrazione maggiore nel quartiere di Borgo San Paolo. La domanda ricorrente che accompagnava le foto era: ma cosa fanno?

Molte testate locali hanno un po’ ingigantito la notizia creando allarmismo, cercando di farla passare come un segno di chissà che catastrofe imminente, conseguenza del surriscaldamento globale.

Il fenomeno in realtà a quanto pare si verifica con una cadenza quasi annuale, puntualmente nella prima settimana di agosto. Ricorrendo a Google, abbiamo trovato un articolo datato 1989 nell’archivio de La Repubblica. Addirittura, scavando ancora più a fondo, siamo risaliti ad un’osservazione del naturalista Vittore Ghiliani che ha documentato lo stesso fenomeno nella metà del 1800. Quindi non è un fenomeno recentissimo.

Cominciamo subito con lo specificare che la Anax ephippiger, nome scientifico di questa bellissima libellula, non è un insetto dannoso, né per l’uomo, né in agricoltura. Anzi, dal momento che si nutre di zanzare, sia allo stadio larvale, che da adulte, una presenza massiccia di libellule non può che essere una nota positiva. Dunque se proprio si vuole usare il termine “invasione” è del tutto pacifica.

Gli avvistamenti degli sciami avvengono perlopiù nelle ore serali, quando c’è una maggior concentrazione di zanzare.

La Anax ephippiger, chiamata anche imperatore vagabondo, è una specie proveniente dal Nord Africa. Si riproduce in acque ferme, ma non si riproducono nelle vicine risaie vercellesi, come si potrebbe ipotizzare, in quanto con le nostre temperature in inverno non potrebbero sopravvivere. In realtà Torino e le zone limitrofe rappresentano un punto di passaggio, una tappa obbligata, nel loro itinerario migratorio. A testimonianza di quanto affermato, è la durata del fenomeno che dura pochissimi giorni. Infatti già nella seconda settimana di agosto non sono stati più segnalati avvistamenti.

In conclusione, le Anax ephiger, pur essendo termofile, ovvero amano gli ambienti caldi, non vengono attratte dalla città a causa dei cambiamenti climatici, ma semplicemente migrano.

Quindi niente allarmismo e godiamoci lo spettacolo!

Il deserto fiorito del Cile: un fenomeno che si verifica ogni 5 anni

Capita periodicamente che alcune foto diventino virali sui social. Molto spesso quanto più inverosimile sembra il soggetto della foto, tanto più viene ricondivisa. Il più delle volte si tratta di veri e propri fotomontaggi, accompagnati da notizie false o prive di alcun fondamento.

Negli ultimi giorni molto probabilmente ti sarà capitato di imbatterti nella foto di un deserto fiorito, accompagnata da brevi e vaghe didascalie nelle quali si indica che si tratta del deserto di Atacama in Cile.

La foto è stata condivisa praticamente in tutto il mondo, ma, contrariamente da quanto detto nella premessa, non si tratta di una fake news, ma è una notizia vera e si tratta anche di un fenomeno molto particolare.

In Cile, infatti, più precisamente nella zona settentrionale, nella regione dell’Atacama, è situato un deserto che si estende fino al Perù meridionale. La caratteristica di questo deserto è quella di essere la zona più asciutta del mondo. La scarsità delle piogge è dovuta alla particolare collocazione geografica in cui confluiscono correnti opposte che creano un perenne campo di alta pressione.

Tuttavia, ciclicamente, con una cadenza media di circa 5 anni, avviene il fenomeno detto del “deserto fiorito”: le oscillazioni climatiche determinate da “El Niño” creano un innalzamento delle temperature dell’Oceano Pacifico, con conseguenti precipitazioni molto intense che trasformano le distese sabbiose in un campo fiorito.

Da un punto di vista scientifico, il deserto di Atacama è stato utile per il ritrovamento di batteri capaci di sopravvivere e riprodursi in totale assenza di acqua, aprendo nuove teorie e speranze sulla possibilità di trovare vita su Marte.

Nel mondo esistono altri due deserti che in presenza di abbondanti precipitazioni fioriscono: in Nord America, in prossimità di San Diego e in Australia.