• Come Eliminare un Canneto in Modo Ecologico Senza Glifosato

    Come Eliminare un Canneto in Modo Ecologico Senza Glifosato

    In un precedente articolo consigliavamo l’utilizzo del sale come sorta di diserbante naturale. Una delle sfide più ardue in termini di controllo delle infestanti è sicuramente il canneto.

    Eliminare un canneto in modo ecologico richiede pazienza e una strategia accurata, ma è possibile riuscirci senza ricorrere al glifosato o ad altri erbicidi chimici. Il canneto, pur essendo spesso apprezzato per il suo aspetto naturale, può diventare invasivo, privando altre piante dello spazio necessario per crescere. Affrontare un canneto senza l’uso di sostanze chimiche è una scelta sostenibile, che tutela la biodiversità del terreno e la salute dell’ambiente circostante.

    Comprendere la Natura del Canneto

    Per eliminare un canneto in modo efficace, è importante prima capire le caratteristiche di questa pianta. Le canne comuni (Arundo donax) si espandono grazie a un sistema di rizomi sotterranei che si diffonde rapidamente, colonizzando vaste aree. Questi rizomi sono estremamente resistenti e possono rigenerarsi anche da piccoli frammenti, quindi tagliare semplicemente le piante non è sufficiente. Occorre una strategia che miri a indebolire gradualmente l’intero sistema di rizomi per ottenere risultati duraturi.

    Il Metodo di Scavo e Rimozione

    Uno dei metodi più efficaci e rispettosi dell’ambiente è la rimozione manuale delle canne e dei rizomi. Questo approccio prevede il taglio delle canne a livello del suolo, seguito dallo scavo dei rizomi. È necessario usare una vanga o un piccone per raggiungere i rizomi in profondità, estraendoli il più possibile. Il processo è faticoso e richiede più passaggi, ma con pazienza si può rimuovere la maggior parte del canneto. Qualora rimangano frammenti di rizomi nel terreno, questi potranno rigenerarsi, ma effettuare regolari ispezioni e rimuovere eventuali nuove piante in crescita aiuta a tenere sotto controllo la diffusione.

    Il Metodo della Solarizzazione

    La solarizzazione è un’altra tecnica ecologica che sfrutta il calore del sole per distruggere i rizomi delle canne. Dopo aver tagliato le canne a livello del suolo, coprire l’area con un telo di plastica trasparente, assicurandosi che aderisca bene al terreno. Questo materiale consentirà al calore di accumularsi sotto il telo, raggiungendo temperature elevate che possono uccidere i rizomi. È consigliabile lasciare il telo in posizione per diversi mesi, idealmente durante la stagione calda, per ottenere i migliori risultati. La solarizzazione non danneggia l’ecosistema del suolo in modo permanente e può essere molto efficace nel ridurre la presenza di rizomi vivi.

    Il Taglio Continuo per Esaurire le Radici

    Una strategia alternativa è il taglio continuo delle canne per impedire alla pianta di svolgere la fotosintesi, processo essenziale per la sua sopravvivenza. Tagliando le canne a livello del suolo ogni volta che iniziano a ricrescere, si riduce gradualmente l’energia immagazzinata nei rizomi, fino a che non si esaurisce completamente. Questo metodo richiede costanza e può richiedere anni per dare risultati definitivi, ma è particolarmente efficace in combinazione con altre tecniche come la solarizzazione o lo scavo.

    Favorire la Competizione di Altre Specie

    Un canneto tende a prosperare in aree prive di competizione vegetativa. Un’altra tecnica per debellarlo è favorire la crescita di specie vegetali che possono competere con le canne, come alberi e arbusti autoctoni. Piantare specie che si adattano bene al terreno e che creano ombra inibisce la crescita delle canne. Specie come il pioppo o il salice possono essere d’aiuto, in quanto si adattano bene ai terreni umidi e riescono a formare una copertura che limita la luce solare disponibile per il canneto.

    La Pazienza come Alleata

    Liberarsi di un canneto richiede impegno, costanza e tempo, specialmente se si desidera farlo senza l’uso di erbicidi chimici come il glifosato. Combinando più metodi ecologici, come la solarizzazione, il taglio continuo e la competizione vegetativa, è possibile ottenere risultati efficaci e duraturi.

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  • Pesto di Barbe di Finocchio: Un Tesoro Nascosto in Cucina

    Pesto di Barbe di Finocchio: Un Tesoro Nascosto in Cucina

    Chi l’avrebbe mai detto che le barbe del finocchio, spesso considerate un semplice scarto, potessero trasformarsi in un ingrediente prezioso per un pesto dal sapore unico e intenso? Questo articolo ti guiderà alla scoperta di una ricetta poco conosciuta ma dal grande potenziale, perfetta per chi ama sperimentare in cucina e ridurre gli sprechi alimentari.

    Le Barbe del Finocchio: Un Ingrediente Sottovalutato

    Le barbe del finocchio, quelle foglie verde intenso che spesso vengono eliminate prima di consumare il bulbo, nascondono un aroma intenso e un gusto delicatamente amarognolo che ben si sposa con molti altri sapori. Purtroppo, non è sempre facile reperirle nei supermercati tradizionali, a meno che non si abbia la fortuna di acquistare il finocchio direttamente da un contadino o di coltivarlo in proprio.

    Perché Utilizzare le Barbe del Finocchio?

    • Sapore unico: Le barbe conferiscono al pesto un sapore fresco, leggermente amarognolo e molto aromatico, che lo rende perfetto per condire la pasta, farcire panini o crostini.
    • Proprietà benefiche: Le barbe del finocchio sono ricche di vitamine e minerali, e possiedono proprietà digestive e antiossidanti.
    • Riduzione degli sprechi: Utilizzando le barbe, si contribuisce a ridurre gli sprechi alimentari e a valorizzare al massimo questo ortaggio.

    La Ricetta del Pesto di Barbe di Finocchio

    Ingredienti:

    • Barbe di finocchio lavate e asciugate
    • Olio extravergine d’oliva
    • Parmigiano Reggiano grattugiato
    • Pinoli tostati
    • Aglio (facoltativo)
    • Sale

    Preparazione:

    1. Frullare le barbe: Inserisci le barbe nel bicchiere del frullatore insieme ai pinoli e all’aglio (se lo usi).
    2. Aggiungere gli altri ingredienti: A poco a poco, aggiungi l’olio, il parmigiano e il sale, frullando fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso.
    3. Regolare la consistenza: Se il pesto risulta troppo denso, aggiungi un po’ d’acqua o altro olio.

    Consigli e Varianti

    • Accompagnamenti: Il pesto di barbe di finocchio è perfetto per condire la pasta, farcire panini e tramezzini, o semplicemente spalmato su crostini di pane.
    • Varianti: Puoi personalizzare il tuo pesto aggiungendo altri ingredienti come noci, mandorle, pecorino romano, o un pizzico di peperoncino per un tocco piccante.
    • Conservazione: Conserva il pesto in un vasetto di vetro, coperto d’olio, in frigorifero per qualche giorno.

    Il pesto di barbe di finocchio è una vera e propria scoperta per gli amanti dei sapori autentici e genuini. Un modo semplice e gustoso per valorizzare un ingrediente spesso sottovalutato e ridurre gli sprechi alimentari. Non esitare a sperimentare e a creare le tue varianti personalizzate di questa ricetta!

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  • Il Ragno Violino: Tutto Ciò Che Devi Sapere

    Il Ragno Violino: Tutto Ciò Che Devi Sapere

    Dove Si Nasconde il Ragno Violino in Italia?

    Il ragno violino, scientificamente noto come Loxosceles rufescens, è un aracnide che ha fatto parlare di sé negli ultimi anni. In Italia, questo piccolo ma temibile predatore è diffuso su tutto il territorio nazionale, prediligendo ambienti caldi e asciutti. Lo troverai più facilmente:
    In casa: dietro i mobili, nei battiscopa, negli angoli bui, nelle fessure dei muri, nelle scatole e negli scatoloni.
    All’aperto: sotto le pietre, nelle cortecce degli alberi, nelle legnaie e nei garage.

    Come Riconoscere il Ragno Violino?

    Il nome “violino” deriva dalla caratteristica macchia scura presente sul cefalotorace (la parte anteriore del corpo) che ricorda appunto la forma di uno strumento musicale. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutti i ragni violino presentano questa macchia in modo evidente.

    Caratteristiche principali:

    Dimensioni: Piccole, il ragno violino solitamente non superano i 10 mm.
    Colore: Giallastro o marrone chiaro.
    Zampe: Lunghe e sottili.
    Abitudini: Notturno e schivo, preferisce nascondersi durante il giorno.

    Il Morso del Ragno Violino: Sintomi e Conseguenze

    Il morso è spesso indolore e può passare inosservato nelle prime ore. Successivamente, si possono manifestare i seguenti sintomi:
    Dolore locale: Può comparire dopo alcune ore e intensificarsi nel tempo.
    Arrossamento e gonfiore: La zona del morso diventa rossa e si infiamma.
    Prurito: Può essere presente.
    Necrosi cutanea: Nel corso dei giorni, si può formare una lesione necrotica, ovvero una zona di tessuto morto. Questa è la caratteristica più distintiva del morso del ragno violino.

    Cosa fare in caso di morso:

    Pulire la ferita: Con acqua e sapone neutro.
    Applicare ghiaccio: Per ridurre il gonfiore e il dolore.
    Consultare un medico: È fondamentale rivolgersi a un professionista sanitario, soprattutto se si manifestano sintomi gravi o la lesione peggiora.

    Misure Preventive

    Per ridurre il rischio di essere morsi da un ragno violino, è consigliabile adottare alcune semplici precauzioni:

    Tieni pulita la casa: Aspira regolarmente e rimuovi ragnatele e polvere.
    Scuoti i vestiti e le scarpe: Prima di indossarli, soprattutto se sono stati a lungo in luoghi poco frequentati.
    Usa guanti: Quando lavori in giardino o in ambienti potenzialmente infestati.
    Ispeziona il letto: Prima di coricarti.
    Attenzione: Nonostante il ragno violino possa causare lesioni cutanee importanti, è bene ricordare che non è un animale aggressivo e attacca solo se si sente minacciato.

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  • Essiccare i fiori con il semolino: un metodo naturale e semplice

    Essiccare i fiori con il semolino: un metodo naturale e semplice

    L’arte di essiccare i fiori è un modo meraviglioso per preservare la bellezza della natura e creare decorazioni uniche per la casa. Esistono diverse tecniche per ottenere fiori secchi, dalla pressatura alla liofilizzazione. Ma se stai cercando un metodo naturale e alla portata di tutti, l’essiccazione con il semolino potrebbe fare al caso tuo.

    Perché scegliere il semolino?

    Il semolino, un prodotto alimentare a base di grano duro, è un ottimo assorbente naturale dell’umidità. Utilizzato per l’essiccazione dei fiori, permette di mantenere intatte le forme e i colori, donando un aspetto delicato e quasi polveroso.

    Come essiccare i fiori con il semolino: una guida passo passo

    • Scegli i fiori: Opta per fiori freschi, appena recisi. Le varietà con petali sottili e delicati, come le margherite, le roselline e i garofani, si prestano particolarmente bene a questo tipo di essiccazione.
    • Prepara il semolino: Versa il semolino in un contenitore ermetico. La quantità dipenderà dalla dimensione dei fiori e dal contenitore che utilizzerai.
    • Separa i fiori: Togli le foglie in eccesso e dividi i fiori in piccoli mazzi.
    • Immergi i fiori: Immergi delicatamente ogni fiore nel semolino, assicurandoti che sia completamente ricoperto.
    • Essiccazione: Disponi i fiori ricoperti di semolino in un contenitore ermetico, avendo cura di non sovrapporli. Chiudi il contenitore e lascialo in un luogo fresco e asciutto per almeno 2 settimane.
    • Rimuovi il semolino: Trascorso il tempo necessario, togli delicatamente i fiori dal contenitore e rimuovi l’eccesso di semolino con un pennello morbido.

    Consigli utili

    Scegli un contenitore adatto: Utilizza un contenitore abbastanza grande da contenere i fiori senza schiacciarli.
    Controlla regolarmente: Durante il processo di essiccazione, controlla periodicamente i fiori per verificare che il semolino sia ancora asciutto.
    Fissa i fiori: Se alcuni fiori tendono a piegarsi, puoi utilizzare dei piccoli sostegni per mantenerli in posizione.

    Essiccare i fiori con il semolino è una tecnica semplice e naturale che ti permetterà di creare bellissime composizioni floreali da utilizzare tutto l’anno. Sperimenta con diverse varietà di fiori e divertiti a creare le tue decorazioni personalizzate. Il semolino, se lasciato asciugare, può essere riutilizzato per altre essiccazioni numerose volte. All’occorrenza può essere anche un modo alternativo per usare il semolino scaduto che è in dispensa da un po’.

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  • Allume di Rocca: Il Deodorante Naturale che Funziona Davvero

    Allume di Rocca: Il Deodorante Naturale che Funziona Davvero

    Il Segreto della Freschezza Naturale

    Cerchi un’alternativa ai deodoranti tradizionali, ricca di benefici naturali e priva di sostanze chimiche aggressive? L’allume di rocca potrebbe essere la soluzione perfetta per te. Questo minerale naturale, da secoli utilizzato per le sue proprietà astringenti e antisettiche, è diventato negli ultimi anni uno dei deodoranti naturali più apprezzati.

    Perché Scegliere l’Allume di Rocca?

    Efficace contro i cattivi odori: L’allume di rocca inibisce la proliferazione dei batteri responsabili dei cattivi odori, garantendo una freschezza prolungata.
    Delicato sulla pelle: Non ostruisce i pori e non irrita la pelle, rendendolo adatto anche alle pelli più sensibili.
    Naturale al 100%: Privo di alluminio, parabeni e altre sostanze chimiche potenzialmente dannose, l’allume di rocca rispetta la tua pelle e l’ambiente.
    Economico e duraturo: Un piccolo cristallo di allume di rocca può durare diversi mesi, rendendolo un’opzione economica e sostenibile.

    Come Utilizzare l’Allume di Rocca

    L’allume di rocca si presenta in diverse forme: cristalli, polvere o stick. Per utilizzarlo come deodorante, basta inumidire leggermente la pietra e applicarla sulle ascelle. Come post-rasatura, si può applicare direttamente sulla pelle umida. Per “attivarsi”, in quanto altro non è che un sale, deve essere bagnato.

    Sfatiamo i Miti: L’Allume di Rocca è Sicuro

    Nonostante sia un prodotto presente in natura, quindi naturale al 100%, circolano ancora molte false credenze sull’allume di rocca, come quella di essere cancerogeno. Queste affermazioni sono infondate. L’allume di rocca è un sale minerale naturale e, se utilizzato correttamente, non rappresenta alcun rischio per la salute. È importante distinguere l’allume di rocca dall’alluminio cloridrato, un composto chimico presente in molti deodoranti antitraspiranti tradizionali che, in alcuni studi, è stato associato ad un aumento del rischio di cancro al seno.

    Perchè questa confusione? Probabilmente a causa della presenza della parola “alluminio” in entrambi i composti. Tuttavia, le proprietà e gli effetti sulla salute di questi due composti sono completamente diversi.

    Altri Utilizzi dell’Allume di Rocca

    Oltre che come deodorante naturale, l’allume di rocca può essere utilizzato per:

    • Lenire la pelle dopo la rasatura: Le sue proprietà astringenti e antisettiche aiutano a calmare la pelle irritata.
    • Trattare piccoli tagli e abrasioni: L’allume di rocca ha un’azione emostatica che aiuta a fermare piccoli sanguinamenti.
    • Contrastare la forfora: Può essere aggiunto allo shampoo per ridurre la forfora e purificare il cuoio capelluto.

    Conclusione

    Se stai cercando un’alternativa naturale e efficace ai deodoranti tradizionali, l’allume di rocca è sicuramente un prodotto da provare. I suoi numerosi benefici per la salute e l’ambiente lo rendono una scelta sempre più popolare tra coloro che desiderano prendersi cura di sé in modo naturale e sostenibile.

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  • Decorazioni autunnali fai da te

    L’autunno è una stagione per molti ritenuta malinconica, ma in realtà è il momento dell’anno in  la natura si trasforma utilizzando una tavolozza di colori caldi e accoglienti.

    È il momento perfetto per creare splendide decorazioni autunnali fai da te che trasformino la nostra casa in un rifugio invitante e avvolgente.

    Le decorazioni autunnali sono anche un modo meraviglioso per celebrare la bellezza di questa stagione e portare un tocco di calore e comfort nella nostra vita quotidiana.

    La ghirlanda

    Una delle decorazioni autunnali più iconiche è sicuramente la ghirlanda.

    Le ghirlande autunnali sono realizzate con foglie secche, fiori, frutti e rami, che riflettono i colori caldi e terrosi dell’autunno. Possono essere appese alla porta d’ingresso o utilizzate come centrotavola per aggiungere un tocco autunnale alla nostra casa. Le ghirlande possono essere acquistate già pronte o realizzate in modo personalizzato utilizzando materiali raccolti in natura.

    Le zucche

    Le zucche sono un simbolo autunnale per eccellenza e sono perfette per decorare la nostra casa durante questa stagione. Possono essere intagliate per creare lanterne o semplicemente disposte in modo decorativo su tavoli e davanzali. Non devono essere necessariamente arancioni; esistono varietà di colori diversi che possono essere combinate per creare composizioni affascinanti. Inoltre, possono essere utilizzate per creare centrotavola originali, utilizzando candele e fiori per un tocco di eleganza.

    Per chi ha molta manualità con l’uncinetto, si può anche pensare di realizzare una zucca con l’uncinetto: risultato finale spettacolare!

    Le foglie

    Altro elemento abbondante e rappresentativo dell’autunno sicuramente sono le foglie. Quelle secche danno un tocco in più alle decorazioni autunnali. Possiamo raccoglierle durante una passeggiata in campagna o acquistarle in negozi specializzati. Le foglie secche possono essere utilizzate in molti modi diversi: possiamo riempire vasi di vetro trasparente per creare dei simpatici decori da tavolo, oppure incollarle su una ghirlanda per un tocco rustico. Sono anche perfette per creare bellissime composizioni su tavoli e mensole. In un precedente articolo abbiamo realizzato ad esempio delle composizioni con lo scheletro delle foglie.

    Le candele

    Le candele sono un elemento essenziale per creare un’atmosfera accogliente in autunno. Quelle profumate con fragranze come cannella, mela e zucca possono aggiungere una nota deliziosa alla nostra casa. Possiamo posizionarle su portacandele rustici o all’interno di zucche intagliate per un effetto davvero suggestivo. O arricchite con fette di arance essiccate. Inoltre, le candele possono essere inserite in lanterne decorative da utilizzare sia all’interno che all’esterno.

    Un altro modo per decorare la nostra casa in autunno è utilizzare tessuti caldi e avvolgenti. Coperte e cuscini con motivi autunnali, come foglie, zucche o castagne, possono essere distribuiti sul divano e sulle sedie per creare un ambiente confortevole e invitante. Inoltre, le tovaglie con stampe autunnali possono essere utilizzate per preparare tavole apparecchiate per cene e pranzi in compagnia.

    Infine, non dimentichiamoci dei fiori. Anche se l’autunno è spesso associato a una diminuzione dei fiori in giardino, ci sono comunque molti tipi di fiori che sbocciano in questa stagione. Le dalie, i crisantemi e le calle sono solo alcune delle opzioni disponibili. Possiamo creare composizioni floreali con questi fiori e aggiungere rami di bacche e foglie per un tocco autunnale. Le composizioni floreali possono essere collocate sul tavolo da pranzo, sul camino o su qualsiasi altra superficie che desideriamo decorare.

    In conclusione, le decorazioni autunnali sono un modo meraviglioso per celebrare la bellezza di questa stagione e creare un’atmosfera accogliente nella nostra casa. Con ghirlande, zucche, foglie secche, candele, tessuti e fiori, possiamo trasformare il nostro ambiente in un luogo caldo e avvolgente, perfetto per godere di tutto ciò che l’autunno ha da offrire. Che si tratti di una cena in famiglia o di una serata  con gli amici, le decorazioni autunnali renderanno l’esperienza ancora più speciale. Suggeriamo anche di vedere il tutorial per utilizzare il semolino  per essiccare i fiori .

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  • L’eucalipto arcobaleno, l’albero dal tronco variopinto che incanta e stupisce

    Capita molto spesso di imbattersi online in foto tanto belle da far venire il dubbio che si tratti di foto ritoccate o totalmente ricostruite graficamente.

    Come sempre l’atteggiamento più saggio è quello di verificare la veridicità di una foto (ma anche di una notizia) prima di ricondividerla. A volte può bastare anche una rapida ricerca su Google per capire se si tratta di una bufala o meno.

    In un precedente articolo abbiamo avuto lo stesso dubbio sulla foto di un deserto fiorito. Questa volta la curiosità ci ha portato ad approfondire le nostre conoscenze a proposito di una foto di tronchi variopinti dai colori sgarcianti e quasi innaturali.

    Anche in questo caso abbiamo ricorso al fido motore di ricerca, per scoprire con grande meraviglia che la natura è capace di superare qualunque grafico o programma di ritocco.

    Esiste, infatti, una varietà di Eucalipto, l’eucalipto deglupta, dalla corteccia liscia, tendenzialmente arancione, attraversata da strisce longitudinarie dai colori variabili (giallo, verde, blu, viola, rosso). Ogni esemplare di eucalipto deglupta può differire dall’altro per tonalità e conformazione delle strisce, diventando un pezzo unico, come una vera e propria opera d’arte. La colorazione della corteccia varia anche in base all’età: più la corteccia è di recente formazione, più i colori sono brillanti. Successivamente, infatti, la colorazione della corteccia tende ad inscurirsi. Il termine “declupta” è di origine latina e, letteralmente, significa “sfogliare”, per la tendenza della corteccia a perdere gli strati superficiali sostituiti con altri sottostanti già pronti.

    Origine ed habitat dell’Eucalipto arcobaleno

    Il genere Eucalipto conta circa 700 specie e l’eucalipto arcobaleno è l’unica specie del suo genere a vivere in una foresta pluviale. E’ originario delle Filippine, dell’Indonesia e della Papua Nuova Guinea.

    Si adatta a climi miti, senza gelate. Viene coltivato in quasi tutto il mondo per la produzione di carta. Infatti solo la corteccia superficiale è colorata, mentre la pasta di legno, dalla quale si ricava la carta, è bianca.

    Ovviamente viene coltivato anche per scopi ornamentali. Ha crescita piuttosto rapida e può raggiungere i 60-70 metri d’altezza.

    Il fiore dell’eucalipto arcobaleno

    Molti si staranno chiedendo come sarà il fiore di un albero così spettacolare.

    Sarà altrettanto sgargiante e variopinto?

    In realtà la risposta è negativa: il fiore dell’eucalipto arcobaleno, o meglio l’infiorescenza, è costituito da semplicissimi gruppetti di fiori bianco-giallo pallido di piccole dimensioni.

     

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  • Ecosia: affidabilità e funzionamento del motore di ricerca green

    Il motore di ricerca ecologico non è un progetto recente. Anzi, ha all’attivo circa 10 anni di ricerche, in quanto lanciato nel 2009 e sviluppato con la tecnologia di Bing e Yahoo. Ecosia da sempre promette che tutti i ricavati (circa l’80 %) vengono sistematicamente reinvestiti nella riforestazione di zone come Brasile, Perù, Indonesia e Madagascar. In circa 10 anni di attività, il motore di ricerca green non ha mai avuto tanta popolarità come nelle ultime settimane. Questo sicuramente grazie al grande lavoro di sensibilizzazione di Greta Thumberg, ma anche a causa dell’emergenza incendi in Amazzonia. Ecosia, infatti, ha provato a rilanciare il progetto come rimedio pratico ai danni subiti dal polmone verde della terra.

    Fin dal lancio del motore di ricerca la domanda che si è posto l’utente medio è <<Ecosia fa realmente quello che promette o è solo una bufala?>>

    Andando per gradi, spieghiamo bene cos’è, come funziona e cosa fa Ecosia.

    Cos’è e come funziona Ecosia

    Ecosia nasce come motore di ricerca che vuole sfidare (o almeno ci prova) Google, a colpi di alberi piantati in giro per il mondo. Tuttavia di base c’è un equivoco. Ecosia, come tutti i motori di ricerca, guadagna non dal numero di ricerche, ma dal numero di click che l’utente fa sulle pubblicità degli inserzionisti. Quindi dire che più si fanno ricerche su Ecosia, più saranno gli alberi piantati non è tecnicamente corretto. Infatti negli anni le informazioni al riguardo sul sito sono state via via modificate: inizialmente avevano indicato un guadagno medio di 0,13 € per ricerca, poi un albero piantato per ogni 45 ricerche. Ad oggi invece, spinti dalla richiesta da parte degli utenti di una maggiore trasparenza, è esplicitamente scritto che le pubblicità legate alle ricerche generano introiti.

    Se da una parte effettivamente è stato dimostrato che negli anni i proventi, o buona parte, siano stati investiti nell’istallazione di più di 75 milioni di alberi (dati autodichiarati da Ecosia, ma confermati dal WWF, partner del progetto), dall’altra la piattaforma si alimenta al 100% con fonti rinnovabili, riducendo anche le emissioni di anidride carbonica. Dunque i fondatori di Ecosia sono riusciti a rendere ecofriendly anche una tecnologia notoriamente poco sostenibile.

    Ecosia può essere utilizzato online attraverso il dominio www.ecosia.org, oppure come estensione di Chrome (cliccando sul tasto in home) e anche con l’app dedicata scaricabile dal sito o dai marketplace.

    Ecosia è una bufala o una bella realtà?

    In conclusione trovare aspetti negativi in Ecosia sembra difficile. Molti sollevano il dubbio che per essere un’azienda a fine di lucro, gli introiti sono troppo bassi per essere anche tutto vero quanto dichiarato. La spiegazione probabilmente risiede nella gestione della startup, con sede in Germania e dai pochissimi dipendenti, circa 6-7. Quindi a differenza di Google, pur dovendo fronteggiare spese e sostentamento, riesce a sopravvivere anche solo con il 20% delle entrate perché spesso ‘piccolo è meglio’! Dunque lasciare gli altri motori di ricerca per un’alternativa più attenta alle problematiche ambientali è un piccolo cambiamento che può generare grandi risultati.

     

     

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  • Invasione (pacifica) di libellule a Torino: un fenomeno annuale tipico di agosto

    Negli scorsi giorni molti abitanti di Torino hanno pubblicato sui social spettacolari foto di balconi completamente invasi da libellule giallo oro. Lo stupore di poter vedere un numero così grosso di questi leggiadri insetti si è manifestato in tutta la città, ma con una concentrazione maggiore nel quartiere di Borgo San Paolo. La domanda ricorrente che accompagnava le foto era: ma cosa fanno?

    Molte testate locali hanno un po’ ingigantito la notizia creando allarmismo, cercando di farla passare come un segno di chissà che catastrofe imminente, conseguenza del surriscaldamento globale.

    Il fenomeno in realtà a quanto pare si verifica con una cadenza quasi annuale, puntualmente nella prima settimana di agosto. Ricorrendo a Google, abbiamo trovato un articolo datato 1989 nell’archivio de La Repubblica. Addirittura, scavando ancora più a fondo, siamo risaliti ad un’osservazione del naturalista Vittore Ghiliani che ha documentato lo stesso fenomeno nella metà del 1800. Quindi non è un fenomeno recentissimo.

    Cominciamo subito con lo specificare che la Anax ephippiger, nome scientifico di questa bellissima libellula, non è un insetto dannoso, né per l’uomo, né in agricoltura. Anzi, dal momento che si nutre di zanzare, sia allo stadio larvale, che da adulte, una presenza massiccia di libellule non può che essere una nota positiva. Dunque se proprio si vuole usare il termine “invasione” è del tutto pacifica.

    Gli avvistamenti degli sciami avvengono perlopiù nelle ore serali, quando c’è una maggior concentrazione di zanzare.

    La Anax ephippiger, chiamata anche imperatore vagabondo, è una specie proveniente dal Nord Africa. Si riproduce in acque ferme, ma non si riproducono nelle vicine risaie vercellesi, come si potrebbe ipotizzare, in quanto con le nostre temperature in inverno non potrebbero sopravvivere. In realtà Torino e le zone limitrofe rappresentano un punto di passaggio, una tappa obbligata, nel loro itinerario migratorio. A testimonianza di quanto affermato, è la durata del fenomeno che dura pochissimi giorni. Infatti già nella seconda settimana di agosto non sono stati più segnalati avvistamenti.

    In conclusione, le Anax ephiger, pur essendo termofile, ovvero amano gli ambienti caldi, non vengono attratte dalla città a causa dei cambiamenti climatici, ma semplicemente migrano.

    Quindi niente allarmismo e godiamoci lo spettacolo!

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  • Curiosità: il pomodoro è un frutto o è un ortaggio?

    Durante un’intervista un ex regbista irlandese, Brian O’Driscoll, per meglio esprimere un concetto disse che << la conoscenza è sapere che il pomodoro è un frutto, la saggezza è non utilizzarlo in una macedonia! >>.

    Forse non tutti sanno che il pomodoro, infatti, non è esattamente un ortaggio, ma un frutto, anzi, più precisamente è una bacca.

    L’errore di base è causato dalla tendenza di definire frutta tutti i vegetali dolci e ortaggi tutti gli altri. In realtà la distinzione tra frutto ed ortaggio (o verdura) è esclusivamente una scelta culinaria di etichettare il cibo. In botanica, invece, la definizione di frutto è molto diversa ed ha un significato molto più preciso: si intende frutto la struttura modificata dell’ovario dopo la fecondazione, all’interno del quale sono contenuti i semi. Dunque da un punto di vista strettamente scientifico, sono frutti anche le melanzane, le zucchine, zucche, ecc..

    Viceversa, sempre da un punto di vista scientifico, quelli che in cucina sono impropriamente definiti come frutti, in realtà sono falsi frutti, come la mela (il vero frutto è il torsolo), o le fragole, in cui il vero frutto sono gli acheni, quelle capsuline gialle poste all’esterno.

    Perché si elenca solo il pomodoro tra i “falsi ortaggi”?

    Il pomodoro, pur non essendo il solo esempio di falso ortaggio, è sicuramente quello più citato. La spiegazione di tanta attenzione potrebbe risiedere forse nel nome: pomodoro deriva dalle parole pomo (mela) e d’oro, in quanto inizialmente i pomodori erano di color giallo. Infatti solo successivamente, come per le carote, in seguito alle ibridazioni e alle selezioni, il pomodoro ha cambiato via via colorazione, sebbene ad oggi sia disponibile anche nel colore originale. Dunque un nome che nasconde la risposta ad un dilemma.

    Curiosità sui pomodori e l’ambiguità “frutta-ortaggio”

    La difficile classificazione del pomodoro portò nel 1893 la Corte Suprema degli Stati Uniti ad ufficializzare l’appartenenza di questa diffusissima solanacea alla categoria ortaggi. All’epoca, infatti, la frutta non era tassata e poteva essere importata senza dazi, cosa che non accadeva per gli ortaggi, soggetti a tariffe anche piuttosto alte. Dunque, in un contesto economico, la disputa si è conclusa etichettando i pomodori come degli ortaggi, con la spiegazione della Corte che nell’uso comune vengono impiegati come tali.

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