Pane al grano saraceno senza cottura (raw) e senza glutine

Abbiamo già parlato del “Raw food” nel post sul gelato con 1 ingrediente : durante la preparazione di questo cibo non è prevista l’utilizzo di temperature superiori ai 40 °. Per realizzare questo tipo di pane, infatti, non è prevista una cottura classica, ma un’essiccazione al sole o in essiccatore. Non è previsto lievito, quindi non sarà un pane soffice, ma piuttosto una schiacciatina croccante, tipo cracker. Il grano saraceno, che abbiamo già utilizzato anche per la preparazione della pasta fresca, non contiene glutine, quindi questa ricetta è indicata anche per i celiaci .

Ingredienti:

  • 1/2 Kg di grano saraceno
  • 1 Kg di zucchine
  • aromi e spezie ( aglio, cipolla, rosmarino, prezzemolo..)
  • 1 cucchiaino di sale
  • 2-3 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 2-3 tazze di semi di lino ( in alternativa altri semi, che danno gusto e croccantezza )

Mettere in ammollo per almeno 12 ore il grano saraceno. Tritare finemente in un mixer le zucchine, poi aggiungere il grano bel lavato e scolato, e poi tutti gli altri ingredienti. Bisogna ottenere un impasto liscio ed omogeneo.

Stendere l’impasto in sfoglie sottili ( più sono sottili, prima si seccano ). L’ideale sarebbe utilizzare la macchina a manovella per stendere la pasta. Stendere le sfoglie al sole su telai e lasciare asciugare per mezza giornata, avendo l’accortezza di capovolgerle. Oppure inserire in essiccatore per 4-6 ore per lato.

Le zucchine, come il lino, possono essere sostituite da altre verdure a piacere, come ad esempio carote o zucca.

Volendo se ne può fare una versione dolce, sostituendo il sale con lo zucchero ( o miele ) e le verdure con bacche di goji, uvetta, ciliegie o altra frutta, purché non apporti troppa umidità al composto che altrimenti impiegherebbe molto più tempo per essiccarsi.

Con questi quantitativi si ottengono davvero molte sfoglie, che si conservano in un recipiente ermetico per molti giorni.

 

 

 

Moss graffiti: disegnare con il muschio

MossGraffiti - disegnare con il muschioImbrattare i muri di strade pubbliche o, peggio ancora, i monumenti da qualche anno è diventato un vero e proprio reato punibile con un decreto penale e relativa multa che varia sulla base del luogo in cui è avvenuto lo scempio. In alcuni comuni d’Italia per limitare i danni del graffitismo vandalico e al tempo stesso valorizzare gli artisti, sono state preposte delle zone dove è possibile dare sfogo alla creatività, senza però deturpare case o monumenti.

Un’alternativa più green e al tempo stesso originale, è la creazione di graffiti con il muschio. Visivamente molto belli e al tempo stesso molto semplici da realizzare. E’ necessario prima realizzare una poltiglia di muschio e yogurt ( lo yogurt ha la duplice funzione di far aderire il muschio alla superficie e dare l’acidità di cui ha bisogno per crescere) e poi utilizzarla come una sorta di pittura .

Per realizzare questa speciale “vernice” ecologica al 100% , occorrono:

  • Una o due zolle di Muschio fresco
  • 1 yogurt ( anche scaduto o vegano)
  • 2 tazze di Acqua
  • 1/2 cucchiaio di Zucchero

Frullare tutti i componenti ed utilizzare come una qualsiasi vernice .
Nebulizzare settimanalmente il graffito ( il muschio ha bisogno di un ambiente umido per crescere e vivere e , possibilmente , non troppo esposto al sole ) e , eventualmente , ritoccarlo con altra vernice al muschio .

In alternativa è possibile realizzare il disegno su del compensato , come se fosse una tela . In questo modo in realtà è più facile gestire le esigenze del muschio (umidità ed ombra) .

Questo stesso composto può essere utilizzato anche come tecnica per coltivare il muschio , molto utile in giardino come decorazione, per creare un tappeto uniforme verde. Oppure se si vuole invecchiare oggetti come statue, vasi, fontane o altro .

Potrebbe interessarti anche il post sulla realizzazione dei Kokedama, ovvero delle composizioni sferiche ricoperte, appunto , da muschio molto di tendenza.

 

Crema di nocciole fatta in casa 

crema di nocciole fatta in casaCrema di nocciole fatta in casa
(Tratta da “Fatto in casa – Smetto di comprare tutto ciò che so fare” di Lucia Cuffaro )

Ingredienti e occorrente :
– 150 g di nocciole sgusciate
– 150 g di cioccolato fondente
– 5 cucchiai di zucchero di canna o miele
– 2 tazzine latte bio (anche vegetale)
– barattolo di vetro

Tostare nel forno o in padella per cinque minuti a fuoco basso le nocciole sgusciate . Disporle su un panno e sfregarle per eliminare le pellicine . inserirle in un frullatore e tritare fino ad ottenere una farina grossolana .
Sciogliere a bagnomaria il cioccolato ed incorporare il trito di nocciole , lo zucchero o il miele , il latte ( a temperatura ambiente) . Se il composto risulta poco cremoso , aggiungere altro latte . Trasferire la crema in un barattolo pulito . Si conserva per un mese in frigo , ma probabilmente finirà in pochi giorni !

Si può sostituire il cioccolato fondente , con quello al latte o bianco .

E i gusci delle nocciole? Si possono riutilizzare cospargendo il terriccio dei vasi come pacciamatura , per isolare le radici dal caldo estivo ( riducendo la dispersione di acqua) e dal freddo invernale .

Erbe spontanee e surrogati del caffè

Erbe spontanee e surrogati del caffè[Tratto da “Succhi e centrifughe” Di Pat Crocker]

Nessun tipo di erba può sostituire il sapore del caffè o dare lo stesso apporto di caffeina. Per preparare il vostro gustoso surrogato del caffè, utilizzate tutte le radici qui elencate: astragalo, bardana, cicoria, echinacea, liquirizia, romice, tarassaco, altea e ginseng.
Ogni radice ha gusti e proprietà differenti e possono essere miscelate tra di loro , volendo anche con aggiunta di spezie .
Per tostare le radici fresche , preriscaldare il forno a 150 ° , pulirle bene e ridurre in pezzi di media grandezza . Adagiare su una teglia non unta e lasciare in forno per 45 minuti . Abbassare il forno a 100 ° per un’altra ora , rigirando ogni 20 minuti . Far raffreddare prima di utilizzarle .
Per tostare radici essiccate : in erboristeria si trovano già essiccate, la tostatura conferisce un sapore più forte , ma non è indispensabile . Anche in questo caso adagiare su una teglia per 20 minuti o finché non saranno brunite.

Per preparare il caffè, occorre tritare le radici in un macina caffè o in mixer . E’ sufficiente 1 ml ( 1 cucchiaino ) di radice per tazza (250 ml) di acqua [ndr: probabilmente sono le dosi per un caffè lungo , all’americana! Si consiglia di sperimentare e modificare eventualmente il rapporto radici-acqua], utilizzando la tradizionale macchinetta del caffè .

Detersivo per piatti a mano o in lavastoviglie fatto in casa

detersivo per piatti fatto in casa(Tratto da “Fatto in casa. Smetto di comprare tutto ciò che so fare ” di Lucia Cuffaro )

I comuni detersivi in commercio hanno più effetti collaterali, che benefici, a cominciare dall’essere estremamente aggressivi sulla pelle e, ovviamente, sull’ambiente. Oggi vediamo insieme come sia facile realizzarne uno interamente biodegradabile e non irritante per le mani. Anzi, come vedremo, nella versione con acqua di cottura del riso (si, avete letto bene!), sarà anche lenitivo grazie alla presenza dell’amido.

Ingredienti e materiali :

  • 3 limoni di dimensione media (circa 500 grammi)
  • 300 ml di acqua
  • 200 g di sale fino
  • 200 ml di aceto bianco
  • pentola
  • frullatore
  • dispenser in plastica e barattoli di vetro

Per avere un pulito senza macchie “di coscienza” possiamo sostituire il detersivo per piatti a mano, quello per lavastoviglie, i guanti di plastica e il brillantante con ingredienti naturali, economici e facilmente reperibili, con cui potremo prepararci da noi un detersivo naturale, non inquinante e anallergico.
Utilizzandolo, eviteremo dermatiti e fastidiose allergie, che sono sempre più comuni, facendo anche qualcosa di utile anche per il pianeta.
Potrà sembrare poco, una goccia nel mare, specie se confrontato all’inquinamento prodotto da traffico o industria, ma pur sempre una goccia pulita in più!
Tagliamo allora in piccoli spicchi i tre limoni, di dimensione media − circa 500 g − e maturi (vanno bene anche ammaccati), cercando
di togliere tutti i semi. Non importa che siano rondelle, cubetti o quant’altro: l’operazione serve solo a facilitare il lavoro del frullatore o del mixer. Sempre meglio comprare agrumi bio, o ancor meglio coglierli dal proprio alberello. Non serve avere un giardino: va bene anche un piccolo
terrazzo, dato che la produzione dei limoni è “garantita” anche in vaso!
Mettiamo, dicevamo, i pezzi di limone in un mixer o frullatore, assieme a 200 g di sale e un po’ dell’acqua che abbiamo preparato (50 ml dei
300 totali).
Frulliamo il più finemente possibile, cercando di ottenere una purea.
Versiamo il composto in una pentola in acciaio inox o di altro materiale: l’importante è che non sia di alluminio, altrimenti reagirà con il limone
diventando verde! Aggiungiamo anche il resto dell’acqua (i 250 ml rimanenti) e 200 ml di aceto bianco. Facciamo bollire per circa quindici
minuti, mescolando spesso con un cucchiaio di legno per non far attaccare il composto al fondo. Durante la bollitura è consigliabile tenere l’ambiente aerato, poiché i vapori dell’aceto potrebbero dar fastidio alla respirazione. Quando il composto è morbido e omogeneo come una crema pasticciera, il detersivo per i piatti è pronto.
Se ci sono ancora dei grandi grumi si può frullare di nuovo. È talmente bello e vellutato che spesso mi sbaglio e intingo il dito per assaggiarlo!
Versiamolo, una volta raffreddato, in barattoli di vetro, dove si conserverà perfettamente per quasi due mesi in frigorifero.
Una parte invece versiamola subito in un comodo dosatore con beccuccio per detersivi, o anche in un flacone usato di sapone per le mani o per
il corpo, che potremo quindi riciclare all’infinito.
Questo detersivo è un “due per uno”, grazie al suo doppio utilizzo.
Primo, perché può essere usato per i piatti a mano versandone un po’ su una spugnetta. Per potenziarne l’effetto si deve utilizzare acqua calda
(senza sprecarla ovviamente!) o − ancor meglio − l’acqua di cottura della pasta e del riso, che, essendo naturalmente ricca di amido, sgrassa, deterge e nutre al contempo le nostri mani. Lavando i piatti con questo detersivo non avremo neanche bisogno dei guanti in gomma, poiché questo prodotto, essendo completamente naturale, non provoca allergie e non rovina le mani: anzi, le profuma, eliminando odori forti come pesce, cipolla o aglio, e le esfolia leggermente rendendole morbide grazie alla presenza dei piccoli grumi di sale e limone.
Secondo, può essere utilizzato anche per il lavaggio in lavastoviglie. Per un pieno carico ne servono due-tre cucchiai. Le stoviglie usciranno dal
lavaggio perfettamente pulite e anche profumate.

Limoncello senza zucchero con la stevia

limoncello con stevia senza zuccheroEsistono moltissime ricette di limoncello. Come per tutte le ricette tipiche regionali, molto probabilmente ogni famiglia campana ha una sua variante con quantità differenti, ma fondamentalmente con gli stessi ingredienti: alcool, bucce di limone, acqua e zucchero. In questa variante molto originale del noto liquore, lo zucchero sarà sostituito dalle foglie di Stevia. Sostituire in un liquore lo zucchero con la Stevia ne riduce l’apporto calorico (nella ricetta originale ben 800 grammi di zucchero per 2 litri di prodotto finito equivalgono ad 3136 Kcal ).

Occorrente :

  • 1 litro di alcool puro  a 95°
  • 10 limoni medi biologici non trattati
  • 150 grammi di foglie fresche o 50 grammi di foglie essiccate (oppure 45 g di polvere di stevia).
  • 1 litro di acqua

Lavare ed asciugare bene i limoni e le foglie di stevia. Sbucciare i limoni, prelevando solo la parte esterna, evitando quella interna, bianca (albedo), che, pur essendo buonissima da mangiare, in questa preparazione rischia di compromettere il colore del liquore, rendendolo più opaco ed inoltre lasciando un retrogusto amaro al limoncello. Come già detto in precedenza, l’estrazione del potere dolcificante della stevia avviene per infusione in alcool delle foglie. Dunque si inseriscono in un recipiente con chiusura ermetica l’alcool, le bucce dei limoni e le foglie e si lascia il tutto in macerazione per 10 giorni, mescolando quotidianamente e facendo attenzione che l’alcool copra per bene bucce e foglie. Successivamente si filtra l’infusione e si aggiunge l’acqua. Nel caso non si abbiano a disposizione le foglie di stevia, è possibile utilizzare la polvere, disciogliendola nell’acqua prima di unirla all’infuso di bucce di limone. Il limoncello così ottenuto dovrà essere rigorosamente servito freddo. Il colore e il sapore, chiaramente , non è quello originale del limoncello tradizionale: il liquore così ottenuto avrà una colorazione verde scuro se saranno state usate solo le foglie e il gusto è a metà tra limone e liquirizia (la stevia infatti ricorda la liquirizia).

In conclusione, la stevia può essere utilizzata anche per sostituire lo zucchero nei liquori. Oltre al limoncello, si possono preparare anche tutti quei liquori che prevedono l’infusione di erbe o frutti. Orientativamente ogni 100 grammi di zucchero vanno sostituiti con circa 20 grammi di foglie fresche di stevia, che equivalgono a circa 6 grammi di polvere di stevia.

Erroneamente si pensa che eliminare lo zucchero nella preparazione di un liquore possa influire anche sulla gradazione alcolica finale del prodotto, in realtà non è così: solo in un processo di fermentazione (tipo quella che avviene al mosto per ottenere il vino) lo zucchero influisce sulla gradazione aumentandola. In questo caso la presenza o meno di zucchero, dunque, non interferisce direttamente sulla gradazione finale, se non per una diversa diluizione dell’alcool. In questo caso infatti, un liquore ottenuto senza zucchero potrebbe avere una gradazione alcolica maggiore, essendo inferiore la diluizione. Quindi se orientativamente un limoncello fatto in casa di solito ha una gradazione inferiore ai 30°, nella versione senza zucchero può superare anche i 40°. Quindi per un limoncello meno alcolico è sufficiente aumentare un po’ la quantità di acqua (invece di 1 litro, utilizzarne 1,2).

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Come fare in casa i germogli senza germogliatore

germogli fatti in casaQuando abbiamo parlato dei “super cibi” e nello specifico dei semi di lino, abbiamo fatto un accenno ai benefici dei germogli.

Gran parte dei semi sono ricchissimi di proteine, fibre vegetali, minerali ed acidi grassi essenziali. Il seme, infatti, è un concentrato di energie e nutrienti di riserva per il futuro germoglio.

Le sostanze nutritive del seme aumentano sensibilmente durante il processo di germogliazione producendo inoltre enzimi, sostanze vive fondamentali per la digestione e il metabolismo.

In commercio si trovano molti tipi di germogli, freschi nei banchi frigo o in scatola. Tuttavia, farli in casa è molto semplice ed economico, anche senza l’ausilio di un germogliatore, inoltre prevede un impiego di risorse minore (basti solo pensare ai mille imballaggi con cui vengono venduti gli alimenti), quindi anche più sostenibile. Inoltre dopo lo scandalo di qualche anno fa dei germogli contaminati dall’ E. coli, autoprodurseli è una garanzia in più, in quanto la contaminazione avvenne ad opera dell’acqua, non dei semi.

Come fare i germogli in casa

Occorrente:

  • colino capiente a maglie fitte
  • semi da germogli, ad uso alimentare (non quelli da semina che potrebbero essere trattati)
  • acqua

Tenere in ammollo i semi per idratarli. Il tempo di idratazione dipende dalle dimensioni del seme: un seme piccolo impiega poche ore, un seme più grande può richiedere fino a 6-7 ore di idratazione.
Alcuni tipi di semi sono detti “mucillaginosi” ( lino, crescione, basilico e rucola), ovvero appena idratati formano una sostanza gelatinosa in superficie: in questo caso si consiglia di farli rinvenire per pochi minuti.

Una volta idratati, si trasferiscono i semi nel colino e si sciacquano sotto il getto dell’acqua corrente.

Il colino va posto in un contenitore che permetta di mantenerlo in sospensione per far circolare l’aria ed evitare i ristagni di umidità. Il recipiente sottostante sarà pieno d’acqua, ma non entrerà mai in contatto con i semi per evitare marcescenze.
Passare il colino sotto l’acqua corrente 2-3 volte al giorno per 4-5 giorni finché i germogli non raggiungono i 2-3 cm di altezza. Chiaramente ogni tipo di seme ha tempi di crescita differente. Non devono mai mancare umidità, luce (non diretta) e tepore ( l’ideale è tra i 15 e i 20, ma temperature maggiori sono sempre ben accette, velocizzando di molto i tempi), come avviene per ogni tipo di semina. Appena raggiungono l’altezza desiderata, si possono conservare in frigo per diversi giorni, dove continuano a crescere, ma molto più lentamente.
Si possono mangiare crudi, nelle insalate o cotti, ripassati in padella. Unico limite è la fantasia!

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Chips di pomodoro

Seguendo il filone delle alternative alle conserve tradizionali, oggi scopriamo insieme come realizzare delle gustosissime chips, ottime come snack da mangiare subito, ma, se opportunamente conservate in recipienti ermetici , un valido metodo di conservazione. L’unica pecca di questa preparazione è che le chips sono così buone che una volta assaggiate è difficile conservarle, perché finiscono subito !
Si ottengono per disidratazione al forno o in essiccatore , in quanto richiede una temperatura superiore ai 100°. Purtroppo l’essiccazione al sole in questo caso è sconsigliata, in quanto non supera i 40°.
Tagliare i pomodori con uno spessore uniforme di pochi millimetri , disporli su una teglia e condirli a piacimento (sale grosso, spezie, aromatiche e niente olio), e procedere alla disidratazione.
In forno occorrono circa 2 ore, nell’essiccatore dalle 7 alle 8 ore.
E’ possibile fare chips anche di carote, zucca, zucchine, ovviamente patate, ma anche frutta come mele, pere e banane. L’unico accorgimento è tagliare la verdura in modo uniforme e molto sottile. Questo tipo di preparazione ha il vantaggio di apportare pochissime calorie e preservare inalterati i sapori della verdura (o frutta) che sono addirittura più concentrati , dal momento che sono disidratati.

Si conservano in barattoli a chiusura ermetica al riparo dalla luce. Come per l’essiccazione di frutta e verdura, si consiglia di suddividere le chips in piccoli contenitori , in modo tale che in caso di ammuffimento di anche una sola chips, non si debba buttare via troppo materiale. Chiaramente, prima di consumare le conserve di qualunque tipo è sempre bene controllare lo stato di conservazione e la presenza di muffe.

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Libri sull’essiccazione ed essiccatori 

” VadavialaCheciàp ” ( Ketchup homemade)

ketchap

[Ricetta tratta dal libro ” 100 cult in padella ” : succede solo a casa tua ! Come reinventare “I classici” del cibo industriale . 100 ricette fai-da-te , ecologiche e sane .]

Ai milanesi il nome sarà chiaro . se non avete mai assaggiato un ketchup fatto in casa non potete dire che il ketchup non vi piace .

  • 400 g. di pugne denocciolate ( se non le avete congelate in autunno , vi toccherà usarne 4 secche , lasciate in ammollo preventivo per una mezz’oretta )

  • 450 g. di passata di pomodoro ( o pomodori freschi di stagione)

  • 100 g. di aceto di mele o di vino bianco autoprodotto (a pag. 24)

  • 30 g. di zucchero di canna grezzo

  • 1 spicchio d’aglio

  • 1 foglia di alloro

  • 2 chiodi di garofano

  • peperoncino q.b.

  • sale q.b.

Tritare prugne ed aglio assieme , il più finemente possibile . Poi cuocere a fiamma bassa tutti gli ingredienti tranne zucchero , aceto e peperoncino , finché non cala di circa la metà . Togliete alloro e chiodi di garofano ( se li riuscite a trovare ) e aggiungete aceto e zucchero .
Cuocete ancora fino alla consistenza voluta e terminate la creazione con una passata di minipimer . Se lo volete creare pronto all’uso , basta versarlo bollente come una passata o una marmellata in contenitori adatti , in modo da farlo andare sottovuoto .

Tabasco fatto in casa: un altro modo per conservare i peperoncini

tabasco fatto in casaUna volta raccolti i peperoncini, generalmente vengono essiccati, congelati o conservati sott’olio. In alternativa, si può provare a fare in casa la famosa salsa piccante.
Il nome “Tabasco” deriva dalla varietà di peperoncini utilizzata. In sostituzione può essere utilizzato anche un altro peperoncino, ad esempio quello di Cayenna, che ha lo stesso valore nella scala di Scoville (unità di misura della “piccantezza”). La ricetta originale, dunque, prevede l’utilizzo di peperoncino “Tabasco” ed anche una macerazione degli ingredienti in botti di quercia per tre anni ed un invecchiamento del composto in nuove botti per diverse settimane. Dal momento che probabilmente pochi hanno in casa botti di quercia, ma soprattutto tre anni di paziente per l’attesa di seguito la ricetta riveduta e corretta trovata su Wikipedia.

Occorrente:

  • 640 grammi di peperoncini freschi e ben maturi
  • 20 grammi di sale grosso
  • 20 cl di aceto di vino bianco

La preparazione è molto semplice: bisogna lasciare in macerazione per almeno un mese i peperoncini (semi inclusi) ben tritati con il sale in un recipiente sterile, chiuso non ermeticamente con un tovagliolo. Dopo il primo mese di macerazione (l’ideale sarebbe anche per un periodo più lungo), si trasferisce il composto in un nuovo recipiente sterile e si aggiunge l’aceto. Dopo una settimana, si può filtrare il composto, eventualmente si corregge di sale e si ripone in frigo.

La presenza del sale e dell’aceto garantisce la conservazione per vari mesi.

In base ai gusti e alla disponibilità si possono usare tipi di peperoncini diversi, con valori di Scoville differenti.

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