Alimurgia pratica: l’erbazzone

erbazzoneL’Alimurgia richiede due abilità fondamentali: la capacità di riconoscere le erbe spontanee edibili da quelle potenzialmente pericolose e una buona dose di inventiva in cucina. Fortunatamente entrambe sono abilità facilmente acquisibili con l’esperienza “sul campo” nel vero senso della parola!  Il modo più semplice è andare a passeggio in zone lontane dal traffico con una persona più esperta o con un buon libro sul tema e testare con mano. Per l’aspetto culinario, invece, oltre ai libri, si può scavare nella tradizione dei piatti tipici regionali.  L’erbazzone, ad esempio, nasce come piatto povero, costituito perlopiù da erbe spontanee, ripassate in padella, racchiuse in una pasta sottile e cotto al forno. Negli anni la ricetta è stata rielaborata e arricchita con salumi, formaggio e le erbe spontanee sostituite da spinaci e bietole. Ritornando alle origini, l’erbazzone può quindi essere realizzato tranquillamente con un miscuglio di foglie di tarassaco, piantaggine, farinello (chenopodium ), cicorietta, in base alle disponibilità, riscoprendo gli antichi sapori di questa prelibata torta salata. In realtà, molte delle odierne preparazioni con gli spinaci, in origine erano preparazioni con le spontanee, come ad esempio nei ravioli e nei risotti.

Libri consigliati :

Gruppi Facebook interamente dedicati alle erbe spontanee :

In tempo di crisi si riscopre l’alimurgia, la scienza delle erbe spontanee

L’alimurgia o fitoalimurgia è la scienza di riconoscere e impiegare le erbe spontanee non solo per fini curativi, ma anche e soprattutto come alimento. Le piante alimurgiche vennero impiegate principalmente nei periodi di carestia e nei dopoguerra, ma sono state riscoperte anche oggi per piacere o necessità .
Non tutte le erbe spontanee sono alimurgichee per l’uomo. Inoltre vanno raccolte possibilmente in zone lontane dallo smog.
Nel dettaglio delle foto le quattro piante alimurgiche più diffuse: portulaca, ortica, farinello comune (Chenopodium album), tarassaco.

Portulaca oleracea 

E’ unaPortulaca pianta particolarmente infestante.
In ogni regione ha un nome differente: purselana (Liguria), erba grassa (Lombardia), barzellana (Sardegna), purcacchia o purcacc (Lazio), porcacchia (Marche), precacchia (Abruzzo), porcacchia o perchiacca (Basilicata), pucchiacchèlla, chiaccunella(Campania), perchiazza, sportellecchia (Toscana), andraca, purchiacca (Calabria), purciaca o purciddana (Sicilia), perchiazza o spurchiazza (Puglia), ‘mbrucacchia o brucacchia (Salento).

I germogli più teneri vengono impiegati crudi in insalata, tipo rughetta. Mentre le foglie più coriacee in minestre o frittate.

E’ ricchissima di omega-3 (adatta quindi alle persone affette da problemi cardiovascolari), un discreto apporto proteico (indicata nelle diete vegetariane o vegane).

 

ortica L’ortica è l’erba spontanea più nota e riconoscibile a causa delle sostanze urticanti che si sprigionano se toccata.
Gli impieghi sono molteplici, dall’uso tessile a quello erboristico.
Tuttavia può essere utilizzata anche in cucina esclusivamente cotta, in quanto la cottura inibisce le sostanze urticanti.
Può essere usata in minestre, risotti, frittate, frittelle.
E’ ricchissima di ferro (più degli spinaci), minerali e vitamine. Nel nostro blog abbiamo realizzato addirittura la birra e un ottimo macerato contro i parassiti.

 

Farinello comune ( Chenopodium album )

Farinello comune (Chenopodium album)

E’ diffuso in tutta Italia e può avere molte forme e colorazioni (dal verde all’amaranto). E’ uno spinacio selvatico, e, in quanto tale, può essere impiegato allo stesso modo.

 

 

 

Tarassacoll tarassaco è il re indiscusso in cucina per la versatilità.
Con il rizoma si può ottenere un surrogato del caffè
Con i fiori ancora chiusi , una sorta di “cappero” sotto sale , mentre con quelli aperti, il “miele” (sciroppo), chiamato anche “miele vegano di tarassaco“, un vero toccasana per la tosse e il mal di gola . E con le foglie il famoso erbazzone.
E , come se non bastasse, il tarassaco, oltre ad avere mille e più proprietà terapeutiche, è anche una pianta mellifera, quindi attrae gli insetti pronubi, ovvero gli impollinatori
.

 

Non chiamiamole più “erbacce”!

Potrebbe interessarti anche :

 

error: Contenuto protetto da copyright