Guida agli innesti e all’uso dell’innestatrice 3 T ( tipologie di taglio )

L’ innesto è una pratica agronomica che ha moltissimi vantaggi, quali la sostituzione di cultivar senza la necessità di espiantare un albero riducendo i tempi di attesa, rendere la parte innestata più resistente a virus o malattie grazie alle peculiarità del portainnesto, riprodurre cultivar che difficilmente riescono in altro modo.

Innestare è un’arte, ma studiando i meccanismi, le tecniche e, perché no, anche la struttura dell’albero aiuta ad aumentare le possibilità di successo.

Affinché si verifichi una buona saldatura tra marza e portainnesto è necessario il rispetto di alcune regole generali.

AFFINITÀ

Proprio come l’unione tra due persone, anche l’innesto sull’affinità tra le componenti. L’ affinità é l’insieme delle condizioni che danno origine ad un unione (innesto) durevole. La mancanza di queste caratteristiche da origine alla disaffinità. Le cause della disaffinità sono diverse, tra quelle più importanti ne ricordiamo due: la distanza botanica e la presenza di virus i quali interferiscono sul grado di affinità dei bionti. Per praticare un innesto infatti occorre che i due individui interessati, di cui uno fornisceil soggetto sul quale fare l’innesto e l’altro il nesto stesso, siano il più “vicini” possibile dal punto di vista botanico. É più facile perciò che un innesto riesca se si opera nell’ambito della stessa specie. Più improbabile, ma ancora relativamente facile, se si lavora con individui dello stesso genere. Per concludere, ricordiamo il problema della reciprocità. Spesso si commette l’errore di credere che, essendo possibile innestare il melo su un pero, sia altrettanto possibile innestare il pero su un melo. Questo invece non é possibile in quanto pur essendo botanicamente molto vicini sono tra essi disaffini. É meglio quindi attenersi sempre ai portinnesti consigliati per non incorrere in spiacevoli sorprese.

EPOCA

Il periodo degli innesti va da Febbraio a Settembre, ma nelle regioni più calde in Ottobre è ancora possibile innestare. Per l’operazione di innesto bisogna quindi tenere conto delle condizioni climatiche, in particolare della temperatura e delle precipitazioni. Gli innesti autunnali, effettuati appena prima del periodo di riposo invernale, realizzeranno le condizioni di attecchimento solo nella primavera successiva in corrispondenza della ripresa vegetativa. La maggior parte degli innesti si esegue alla fine dell’inverno e alla fine dell’estate, momenti in cui la temperatura non é più tanto fredda o tanto calda e l’attività vegetativa delle piante non é più così intensa.

POLARITÀ

E’ importante mantenere sempre il normale senso di orientamento alla crescita delle parti utilizzate per l’innesto. Questo perchè ogni pianta, come ogni sua parte , ha bisogno di essere sempre orientata nel proprio senso naturale di crescita e di flusso dei liquidi vitali, ovvero quello in cui si trovava prima di essere tagliata. In parole povere, una marza innestata a “testa in giù” non attecchisce.

SALDATURA

Il cambio (vedi illustrazione sezione del fusto), all’interno delle parti legnose, è una corona circolare “generatrice”, poichè contiene cellule vegetali in costante e frenetica attività che producono continuamente i due strati di tessuti che la racchiudono. Affinché si verifichi una completa saldatura dell’innesto, è necessario che le zone cambiali dei simbionti si tocchino e restino a contatto fra loro almeno in un punto. Infatti sono proprio le zone generatrici a produrre cellule capaci di fare attecchire marza e soggetto, quindi più sarà vasta l’area cambiale di contatto, maggiore saranno le possibilità che l’innesto avvenga. Da qui si comprende che, proprio per aiutare la saldatura, si devono praticare tagli netti, con strumenti ben affilati, e che non lascino increspature sulle aree di contatto. 
Inoltre una maggiore aderenza tra le due zone di contatto riduce le infiltrazioni di muffe e parassiti. In commercio infatti esistono delle pinze, chiamate innestatrici, che permettono di preparare le marze e creare un taglio ad incastro speculare sul portainnesto per render l’adesione totale.

Si possono eseguire innesti fino a temperature intorno ai 30-32°C, al di sopra dei quali l’eccessivo calore impedisce una saldatura efficace e completa. A partire da una temperatura dell’aria intorno ai 18°C costanti si ha un attecchimento di tutti i tipi di innesto.

Se la temperatura é troppo alta, conviene proteggere dal sole circondando il punto di innesto con carta bianca. Al contrario, quando la temperatura é bassa conviene circondare gli innesti con materiali (tipo polietilene nero) che mantengono l’umidità e consentono l’innalzamento della temperatura.

MATERIALI

Occorre fare molta attenzione nella scelta del materiale per la legatura. Esistono in commercio nastri adesivi, nastri in fibra sintetica, fili cavi in gomma e rafia naturale che hanno la caratteristica di tenere bene unite le parti innestate ma consentono il passaggio dell’aria e dell’umidità ambientale.

CRITERI PER LA SCELTA DEL PORTINNESTO E DELLA MARZA

Scegliendo il portinnesto si deve ricordare che il requisito più importante che deve avere é l’affinità (vedi sopra) con la marza, in modo da avere più possibilità di attecchimento. Inoltre bisogna considerare la sua adattabilità al terreno e al clima e, quando é possibile, scegliere soggetti resistenti ai parassiti.Per la scelta della marza ci si deve preoccupare dello stato sanitario della pianta madre. I migliori rami per il prelievo delle marze sono quelli ben esposti alla luce, formati da tessuti ben maturi, evitando quelli troppo esili o troppo vigorosi.

TECNICA DI INNESTO

I tipi di innesto si possono suddividere in due grandi categorie: innesto a gemma ed innesto a marza.

Tra gli innesti a gemma sono compresi gli innesti a occhio, a scudo, a pezza, a zufolo, ciò tutti quegli innesti in cui l’oggetto é costituito da una gemma unita ad una parte di corteccia.

L’innesto a marza, che viene praticato soprattutto all’inizio della ripresa vegetativa, è molto più usato dell’innesto a gemma il quale è particolarmente complicato da eseguire.

Nell’innesto a marza il nesto (chiamato anche marza o calma) é costituito da una porzione di ramo lungo 10-12 cm provvisto di 2-3 gemme; per comodità possiamo dire che la marza é costituita da un “corpo” (cioè da un tratto di ramo provvisto delle gemme) e da una “coda” (parte terminale) diversamente incisa a seconda del tipo di innesto.

L’epoca di esecuzione degli innesti a marza va dalla seconda metà dell’inverno fino all’inizio della primavera.

Gli innesti a marza che si possono fare con la nostra INNESTATRICE MANUALE sono di due tipo:

Innesto a “V” o incastro e Omega.

Per questi innesti il materiale che costituisce il nesto deve essere a riposo vegetativo , nel senso che le sue gemme non devono avere iniziato a rigonfiarsi. Occorre pertanto staccare dalla pianta madre in pieno inverno ( tra Dicembre e Gennaio ) il ramo o i rami destinati a fornire le marze e conservarli in un locale freddo e al buio (meglio in frigorifero a 0-1°C) ben chiusi in un sacchetto di plastica.

Vediamo ora, in dettaglio, due i tipi di innesto a marza eseguibili con l’ INNESTATRICE MANUALE.

 

INNESTO A “V” o INCASTRO

L’innesto a “V” é tra i più antichi ed ancora oggi molto usati. Può essere praticato durante tutto il periodo di riposo vegetativo delle piante ma i risultati migliori si ottengono eseguendo l’innesto all’inizio del riposo (ottobre-novembre) o, meglio ancora prima della fase di ripresa primaverile (febbraio). In questo modo si supera il pericolo del freddo invernale che limita notevolmente le possibilità di attecchimento.

INNESTO A OMEGA

L’innesto a Omega é particolarmente usato nella vite e nelle rose , piante le quali una volta recise hanno una notevole fuori uscita di linfa. Per favorire l’attecchimento dei cambio si procede con l’innesto a Omega, il quale crea grazie al taglio a forma di occhiello, regola l’afflusso della linfa e consente una rapida cicatrizzazione.

Questo tipo di innesto é particolarmente consigliato all’inizio del riposo vegetativo delle piante (ottobre-novembre) ma lo si può praticare anche nella fase di ripresa primaverile (febbraio).

In sintesi, riportiamo nella seguente tabella le varietà e i rispettivi periodi ottimale e tipologia di innesto .

 

Come si pianta un albero da frutto

La coltivazione di una pianta da frutto inizia quando si pianta l’albero nel terreno. Il trapianto è un momento delicato, perché la giovane piantina deve abituarsi all’ambiente nuovo e radicarsi in modo da poter crescere stabile e forte. Per questo sono necessarie alcune accortezze che possiamo vedere insieme.

Prima di tutto bisogna scegliere il periodo giusto per l’impianto, ma questo dipende dal tipo di albero scelto, oltre che dal clima in cui si trova il terreno. Molte piante durante l’inverno sono in riposo vegetativo e si può approfittarne per piantarle tra novembre e febbraio. E’ il caso di melo, pero, pesco, albicocco, susino, ciliegio e tante altre tra le principali specie fruttifere.

Molto importante è anche la scelta del luogo: il terreno giusto deve avere una buona esposizione al sole, un discreto riparo dal vento e non formare ristagni d’acqua. Chi vuole essere più puntiglioso può decidere di far analizzare il suolo in laboratorio per conoscerne le caratteristiche fisiche e chimiche, in modo da sapersi regolare nella concimazione. Chi invece vuole mettere un albero da frutto in giardino per hobby può anche farne a meno e sperimentare direttamente.

Una volta deciso dove e quando piantare si procede con il lavoro vero e proprio: ossia lo scavo della buca. Per consentire all’alberello di radicare facilmente è opportuno scavare per almeno mezzo metro di profondità, tenendo una misura analoga anche come diametro del buco. Se il terreno è argilloso e tende a compattarsi si può aumentare la misura dello scavo.

Effettuata la buca si mette nel terreno la pianta sopra un letto di terra smossa, e si procede riempiendo lo scavo con la terra precedentemente rimossa. Negli ultimi 20 centimetri di profondità possiamo incorporare del concime organico (ad esempio letame maturo oppure compost). Mentre si riempie si eliminano pietre e radici, immettendo solo terra pulita.

Riempita la buca si compatta il terriccio premendolo coi piedi e verificando che l’albero sia ben dritto, poi si innaffia. Le irrigazioni vanno somministrate con costanza per il primo mese, crescendo la pianta andrà a radicarsi in profondità e diventerà più autonoma nel reperire le proprie risorse.

Adesso che la pianta è a dimora nel nostro terreno bisognerà coltivarla, alcuni utili consigli su come farlo si possono trovare su Frutteto Biologico.  Bisogna sottolineare l’importanza di una coltivazione con metodi naturali, che permetta di raccogliere frutti sani e che sia sostenibile per l’ambiente.

Post scritto da Matteo Emilio Cereda di Fruttetobiologico.it

Sale di sedano: cos’è, come si usa e come si prepara

Abbiamo tutti quei periodi in cui si ripetono abbuffate nervose o una serie di occasioni di convivialità in cui lo sgarro alla dieta diventa la regola e non più l’eccezione. Inevitabilmente, dopo i bagordi, che siano in solitaria o in compagnia, è normale sentirsi appesantiti e avvertire una sensazione di gonfiore. Sebbene l’apporto calorico complessivo sia stato davvero superiore a quello necessario, talvolta ritornando alle regolari abitudini e facendo anche semplicemente attenzione al sale, può fare la differenza. A tal scopo può correre in soccorso il sale di sedano.

Cos’è il sale di sedano

Il sale di sedano è un sale aromatizzato con semi o foglie e gambi di sedano, precedentemente essiccati e polverizzati.
Viene usato sostanzialmente per ridurre la quantità di sale “in purezza” per gli effetti collaterali, quali ipertensione e ritenzione idrica. Il sale di sedano, infatti, aiuta ad esaltare il sapore del cibo, apportando una quantità minore di sale.

Come si usa il sale di sedano

Il sale di sedano si può utilizzare come il comune sale da cucina, per insaporire tutte le pietanze crude o cotte. Chiaramente in cottura il sedano sprigiona più aromi aumentando la sensazione di salinità.

Come si prepara il sale di sedano

Realizzarlo è semplice. Se si hanno a disposizione i semi di sedano, è sufficiente ridurli in polvere con un macinino ( pestello, mixer…ecc..) e unirli al sale. E’ bene ricordare che in commercio esistono semi da semina e semi destinati all’alimentazione, tipo i germogli per intenderci. Molto spesso i semi da semina sono trattati con prodotti chimici o comunque se non trattati, non sono adatti per essere consumati perché potrebbero ad esempio non essere stati conservati adeguatamente nel rispetto di tutte le norme igieniche. Quindi devono essere semi specifici per uso alimentare. Per cominciare ad abituarsi al sapore, si consiglia di iniziare a miscelare semi e sale con un rapporto di 1 a 3, in quanto inizialmente il sapore del sedano può non essere gradito a tutti. Quindi per ogni cucchiaino di polvere di semi di sedano, tre di sale. Nelle preparazioni successive, si può progressivamente ridurre la quantità di sale.
Se, invece, si ha a disposizione il sedano fresco, bisogna prima lavarlo, asciugarlo bene e tagliarlo a pezzi. Si può scegliere di essiccarlo al sole, al forno o in essiccatore. Chi ha l’essiccatore, procede come un normale ortaggio. L’essiccazione al sole può richiedere vari giorni e dipende molto dalle temperature ( il clima estivo è sicuramente più favorevole alle essiccazioni al sole.). In mancanza di sole e clima adeguato, si può optare per un’essicazione al forno: la temperatura ideale sarebbe 40° per non alterare le proprietà organolettiche, ma purtroppo molti forni partono direttamente da 60°. Impostare la funzione ventilata, per non far bruciare il sedano. Oppure tenere lo sportello leggermente aperto durante l’essiccazione. Il procedimento può richieder diverse ore.
Quando il sedano apparirà completamente secco, bisogna ridurlo in polvere e unirlo al sale nei rapporti  tra sale e polvere sopra indicati. Quindi anche in questo caso il rapporto tra sale e polvere di sedano inizialmente sarà di 3 a 1, per poi ridurre nelle preparazioni successive la quantità di sale, fino ad eliminarlo completamente per chi lo gradisce.
Il sedano, in conclusione, grazie anche alle tantissime proprietà (drenante , disintossicante, ricco di vitamine..) è davvero un alleato della salute. Dunque il vantaggio del sale di sedano, oltre a quello di ridurre il sale, è anche quello di drenare i liquidi accumulati.

Consigli utili per curare la stella di Natale evitandole una morte prematura

 

Ogni anno il regalo di Natale più frequente è proprio la Euphorbia pulcherrima,  nome scientifico della stella di Natale. Addirittura se ne vendono oltre 50 mila esemplari: vale a dire quasi un stella per ogni casa.

Ma perché regaliamo la stella di Natale?

L’euphorbia pulcherrima è una pianta originaria del Messico e secondo una leggenda locale si narra che una bambina molto povera, la notte di Natale, volendo portare un dono a Gesù in chiesa a dimostrazione della sua devozione, raccolse delle erbe spontanee che appena appoggiate sull’altare, si trasformarono in bellissime (da qui il nome di pulcherrima, che in latino significa proprio “bellissima”) stelle rosse. Pertanto regalare le stelle di Natale rappresenta un modo di dimostrare amore puro e disinteressato.

Come si curano le stelle di Natale evitando di farle morire ogni anno?

Gli errori più frequenti sono forse legate a due informazioni errate, o meglio, pregiudizi su questa pianta. Il primo è che la stella di Natale ami il freddo: in realtà, in quanto di origine messicana, come già detto, in natura vive in un clima mite. Dunque in inverno le stelle di Natale devono stare in un ambiente riparato, illuminato, tipo in casa, ma lontane dai termosifoni o fonti di calori secche e troppo forti (stufe, forni, ecc…). Il secondo pregiudizio è che quando perde le foglie stia morendo o abbia bisogno di essere bagnata: la perdita delle foglie da parte delle stelle di Natale è una fase del tutto naturale. Molte piante perdono in inverno il fogliame e si chiamano appunto caducifoglie. Dunque appena cadono le foglie, non bisogna darla per spacciata e buttarla via. Non ha nemmeno bisogno di acqua, in quanto non ama ristagni che causano la marcescenza delle radici e a quel punto è davvero irrecuperabile. Bisogna bagnarla solo quando il panetto di terra è completamente asciutto.

Dopo che la pianta ha svernato in casa o al riparo (si, bisogna tenersela così, senza foglie, bruttina e nodosa!), si potano eventuali rami secchi e quando il clima all’esterno lo consentirà, si può portare all’aperto e rinvasarla, ricordandosi di mantenerla in penombra, mai in pieno sole. Se si ha la fortuna di vivere in una zona con inverni miti, si può anche trapiantare in giardino dove, se trova tutte le condizioni ideali, può anche superare i 3 metri d’altezza.

Un trucco per accelerare la fioritura della stella di Natale

La stella di Natale è una brevidiurna: la fioritura è legata alla riduzione delle ore di luce del giorno. Infatti, in autunno fino a Dicembre le bratte (le foglie rosse che spesso si confondono per fiori) iniziano a cambiare colore, per raggiungere il culmine proprio in prossimità del Natale formando anche i veri fiori, ovvero le sfere gialline presenti al centro delle bratte ormai completamente rosse. Questo processo, del tutto naturale e spontaneo, può essere leggermente forzato posizionando la pianta al buio già da Ottobre dalle 15-16 del pomeriggio fino al giorno successivo.

Riflessione sulla sostenibilità della stella di Natale

Il settore florovivaistico a differenza da quello agricolo non è ancora del tutto sensibile alle problematiche ecologiche, ma d’altronde nemmeno l’agricoltura lo era fino a qualche decennio fa. Per rendere anche questo settore più attento alla sostenibilità, ancora una volta ha un ruolo cruciale il consumatore.

La coltivazione della stella di Natale non è affatto a basso impatto: richiede serre riscaldate per molti mesi l’anno e poche sono prodotte in Italiane, dunque aumentando con il trasporto il costo in termini di risorse ambientali.

Dunque la prossima volta che pensate di acquistare una stella di Natale, magari bisogna pensarci sopra un po’.

Idee regalo in barattolo da fare in casa per Natale, ma non solo

Dopo l’incredibile successo del post “Biscotti in barattolo con taglia biscotti – idee regalo di Natale”, abbiamo deciso di seguire il filone “regali in barattolo” con un altro approfondimento su idee che possono essere realizzati un po’ per tutti: amici, compagni, parenti, inclusi bambini.

Cominciamo proprio da quest’ultimi. Capita spesso, soprattutto in inverno, di trascorrere molto più tempo in casa a causa del freddo o i vari malanni di stagione. Le conversazioni in queste circostanze si riducono a due battute: “Uffa, mi annoio!” nominata prevalentemente dal cucciolo di casa, oppure “Eh, ma mica vorresti trascorrere tutto il pomeriggio sul pc/telefono/tablet?!!”, frase prevalentemente usata dai genitori. Forse in poche famiglia i ruoli si invertono, così come le battute, ma la questione è la stessa: come trascorrere produttivamente il tempo insieme…perché un conto è trascorrerlo e un altro è renderla un’occasione per creare legami, oggetti o conoscenze.

Corre in soccorso di genitori e bambini il barattolo delle idee: un barattolo opportunamente decorato, all’interno del quale saranno riportate tante idee, appunto. Le idee da inserire nel barattolo chiaramente saranno personalizzate da ciascun genitore sulla base dell’età del bambino e le attitudini. L’esperienza potrebbe diventare ancora più importante ideando insieme il barattolo: i bambini potrebbero sorprendervi in fatto di fantasia e brillantezza.

Se invece sei alla ricerca di un’idea da fare ad un amico o al partner, può essere carino il barattolo dei ricordi, dove inserire magari le conchiglie raccolte al mare durante le vacanze trascorse insieme, foto, biglietti del cinema..o tutto ciò che ha un valore affettivo per entrambi. Il barattolo dei ricordi si può adattare anche ai bambini, inserendo i dentini caduti, frasi o parole buffe dette dal pargolo, lettere o disegni.

Per l’amica o la compagna perennemente stressata, invece, si può realizzare la SPA nel barattolo: in un barattolo molto capiente si possono inserire cosmetici, accessori per la manicure, maschere viso, prodotti esfolianti, o sali da bagno (ne abbiamo parlato anche in Sali da bagno e scrub fatti in casa: piccoli regali home made per Natale).

E per finire, un barattolo dei desideri magari da regalare a se stessi dove riporre non solo desideri, ma anche progetti, da realizzare però!

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Come realizzare in casa una colla ecologica con farina ed acqua

Può capitare spesso di trovarsi nei momenti meno opportuni senza colla o di voler realizzare un progetto interamente biodegradabile e di non trovare mai il collante adatto.

Nella lista delle possibili “ricette” di colle ecologiche con ingredienti più o meno facilmente reperibili ci sono sicuramente quelle ottenute dalle farine: è possibile utilizzare praticamente tutte le farine, quindi di mais, di riso, di frumento o addirittura anche di legumi.

La preparazione è molto semplice: si mischiano a freddo le stesso quantità di acqua e di farina, dunque per ottenere un vasetto di medie dimensioni si utilizzano una tazza di acqua e una di farina. Bisogna mescolare bene per evitare la formazione di grumi. Si travasa il composto ottenuto in un pentolino e lo si porta ad ebollizione continuando a rigirare. Appena il composto ottiene una consistenza viscosa, ma non eccessivamente compatto, si può tranquillamente togliere dal fuoco.

La colla di farina a questo punto è pronta per essere utilizzata come una comunissima colla vinilica. Per la carta e il cartone è davvero insuperabile e non fa rimpiangere i collanti sintetici. Gli unici aspetti negativi della colla di farina sono la durata (è un prodotto altamente deperibile, quindi si consiglia di realizzarne piccoli quantitativi per volta e di conservarla in barattoli chiusi ermeticamente e di riporla in frigo) e la forza: per altri tipi di materiali, al di fuori di quelli cellulosici, non è altrettanto efficace.

Per prolungare lievemente la durata della colla si può inserire un cucchiaino di sale prima della cottura. Ad ogni modo, se opportunamente conservata, si può mantenere bene per un paio di mesi. Se mostra segni di muffa, ingiallimento o altre mutazioni, è preferibile compostarla.

Un’altra colla da realizzare da soli con ingredienti che comunemente tutti hanno in casa è la colla caseina o colla di latte. Si può realizzare anche con latte scaduto.

Per realizzare la colla di latte occorrono:

  • 200 ml di latte
  • 1 cucchiaio di aceto
  • 1 cucchiaio e 1/2 di bicarbonato

Versare il latte in un pentolino e scaldarlo senza però portarlo ad ebollizione. Aggiungere l’aceto continuando a mescolare. L’aceto oltre a favorire la conservazione, ha il potere di far addensare il latte e dunque un’eventuale formazione di grumi o separazione del siero dalla parte solida del composto non è un problema, in quanto il tutto va filtrato ed è proprio la caseina (la parte solida) così ottenuta che conferisce il potere adesivo alla colla. Unire la caseina al bicarbonato, ad un bicchiere di acqua tiepida e riscaldarlo nel pentolino ancora per qualche minuto. Conservare in un barattolo e spalmare sulle parti da incollare con un pennello.

Per attivarsi deve essere tiepida. Molto più forte della colla di farina, può incollare anche il legno. Tuttavia essendo completamente naturale, senza additivi o conservanti, deperisce altrettanto presto come la colla di latte.

Per concludere il discorso delle colle ecologiche ottenute da materie prime biodegradabili, annoveriamo anche la colla ottenuta da resina di pino e carbone. Gli ingredienti in questo caso sono più difficili da reperire ed anche la preparazione è più lunga, tuttavia risulta essere un collante molto più resistente di tutti quelli elencati finora. Per realizzare la colla di resina bisogna sciogliere la resina a fuoco lento ed unire in parti uguali carbone finemente polverizzato e la resina liquida. Il risultato è una pasta morbida nera che riscaldata si ammorbidisce e può essere spalmata sulle zone da incollare.

Come realizzare scatoline ed astucci regalo

Nelle settimane che precedono le festività natalizie diventa sempre più ricorrente la sensazione di non avere le idee chiare sui regali per i parenti e gli amici. Poi se il budget è piuttosto esiguo, rivalutare l’autoproduzione non è solo un modo per aggiungere valore al gesto, ma quasi un’esigenza. A tal proposito segnaliamo alcune nostre idee regalo che su Pinterest stanno riscuotendo un discreto successo: Sali da bagno e scrub e biscotti in barattolo. Nelle prossime settimane aggiungeremo altre idee. Per non perdere nemmeno uno dei nostri post, seguici nella bacheca dedicata di Pinterest al nostro blog  o sugli altri social (Facebook, Instagram, Twitter).Per gli appassionati del Natale in tutte le sue sfaccettature, dalle tradizioni alle curiosità, suggeriamo di navigare per “tag” e visitare quello dedicato proprio a questa festività al link http://www.ifioridelbene.com/blog/tag/natale/.

Superato lo “scoglio” della selezione del pensiero più adatto, anche il confezionamento ha la giusta importanza: un regalo ideato e realizzato su misura esige un astuccio allo stesso livello.

Il modo più semplice e, perché no, anche economico per realizzare da soli in casa scatoline o astucci è stampare i modelli scaricati dalla rete.Le ricerche in italiano non portano agli stessi risultati di quelle fatte in inglese, o meglio, in inglese c’è sicuramente più scelta. Le chiavi di ricerca da utilizzare sono ‘scatoline fai da te’ o ‘scatoline da stampare’. In inglese invece bisogna fare una ricerca del tipo “box templates free printable”, specificando la parola “free” perché è molto facile imbattersi in modelli bellissimi, ma a pagamento. I modelli chiaramente devono essere adatti per forma e dimensione a quelle del regalo.

Una volta scelto il modello più adatto, si può stampare direttamente sul cartoncino oppure prima su un comune foglio e poi questo incollato sul cartoncino. Questa seconda opzione permette di utilizzare cartoncini più spessi, che difficilmente passerebbero nella stampante o addirittura cartoncini di recupero ricavati da scatole da imballaggio (il cosiddetto cartone ondulato) o confezioni di alimenti, incollando chiaramente il modello dal lato stampato.

Il modello può essere stampato anche in bianco e ulteriormente personalizzato a mano con tempere, colori naturali ricavati dalle verdure, sabbia, semi o qualsiasi elemento suggerito dalla fantasia.

Tra i modelli gratuiti, segnaliamo questa scatolina a forma di matriosca originale e molto fashion. La forma allungata e le dimensioni (circa 10 cm di altezza) la rende molto adatta a contenere un regalo autoprodotto di ecocosmesi. Citiamo subito la fonte: è una realizzazione di Dansmonbocal.com.

Bisogna stampare il modello due volte per ottenere le quattro facce della scatola. Per chiuderla, una volta assemblata, si può passare un nastrino, dopo aver forato la matriosca al livello del collo.

Per chi ha dimestichezza con programmi di editing si può modificare il colore o le dimensioni.

Puoi scaricare il modello della scatolina qui.

 

 

 

 

Tra i modelli invece a pagamento abbiamo trovato questa confezione che si presta molto bene per contenere tre barattoli, quindi adatto ad esempio per chi regala le proprie conserve.

Dicevamo, il modello è a pagamento, ma il disegno può aiutare ad avere un’idea di come dovrebbe essere realizzato. Armandosi di pazienza, matite e squadre si può realizzare facilmente. Allo stesso modo, utilizzando un qualunque software di editing anche molto basico, si possono ottenere risultati altrettanto ottimi.

Se le scatoline da realizzare sono davvero tante o anche per motivi lavorativi vi trovate spesso a tagliare sagome, cartellini o altro, si potrebbe pensare di fare un piccolo investimento e comperare una fustellatrice, una macchina che taglia diversi materiali(carta, cartoncino, pannolenci…ecc..) in base alla fustella (sagoma) utilizzata.

Grazie alla fustellatrice è possibile realizzare oltre a scatoline, anche sagome di varie forme, tipo etichette, stencil e tanto altro.

Le scatoline così realizzate possono essere utilizzate anche per allestire il calendario dell’Avvento o altre decorazioni natalizie e non. Possono diventare delle bomboniere homemade o qualsiasi cosa possa suggerire la creatività.

 

Un calendario dell’Avvento speciale

 

Le festività natalizie dagli adulti vengono vissute piuttosto male, soprattutto perché sono associate allo stress dei regali e ai deludenti resoconti di un intero anno che non ha mantenuto quello che aveva promesso.

Per i bambini invece è pura gioia: un momento per stare in famiglia, rivivere i riti legati all’allestimento degli addobbi, alla preparazione dei piatti tipici con i nonni e, ovviamente, la possibilità di ricevere quel particolare gioco sognato per mesi.

Questo non vuole essere un post/guida per riscoprire le gioie del Natale, ma potrebbe diventarlo: se si ha qualcuno con cui condividere una tradizione o un rito, può essere un Natale gioioso. Un rito molto divertente tanto per i bambini, quanto per gli adulti è sicuramente il calendario dell’Avvento: ogni  giorno, dal 1 Dicembre, per 24 giorni, appunto fino al 24 Dicembre, si suole scoprire una sorpresa che può essere racchiusa in sacchettini, bustine, cassettini o quant’altro, come se ogni giorno fosse un piccolo assaggio del Natale.

In realtà pare che il primo calendario dell’avvento sia stato inventato da una madre in Germania intorno all’800 perché stufa di sentirsi domandare dal figlio “Quanto manca a Natale?” e così escogitò questo carinissimo modo per scandire le giornate.

Sebbene in commercio esistano tantissime versioni di calendario con svariate sorprese: le più comuni sono quelle con cioccolatini, ma ce ne sono anche di più originali, come il calendario dell’Avvento realizzato con 24 birre artigianali. In pratica ogni giorno si stappa una birra diversa.

Per gli astemi, o semplicemente per chi desidera realizzare una calendario più adatto ai bambini, o ad un adulto, bisogna prima identificare i gusti della persona. Ad esempio, per un bambino si possono alternare dolciumi con delle attività tipo una caccia al tesoro con annessa mappa, disegni scaricati da internet da colorare, un rebus personalizzato, un puzzle ottenuto da una foto di famiglia…ecc…chiaramente da personalizzare anche sulla base dell’età. Per adolescenti o un adulto ad esempio anche cosmetici, “buoni” per attività da svolgere insieme, tipo cinema, piccolo viaggio o un concerto.

Una volta scelte le 24 soprese personalizzate, si cerca di trovare il modo di confezionarle. L’idea più carina è utilizzare materiale di recupero e in questo i rotoli della carta igienica si prestano bene. Si applica su ciascun contenitore un numero da 1 a 24 e si collocano in bella vista.

Noi abbiamo usato ad esempio 24 scatoline realizzate appunto con i rotoli di carta igienica, ricoperti con carta velina. Sono stati applicati i numeri e appesi all’albero con del nastro in raso.

Volendo le scatoline possono essere realizzate anche appositamente su misura della sorpresa. Se state cercando il modo di realizzarle da solo in casa, suggeriamo di leggere anche Come realizzare scatoline ed astucci regalo .

Dicevamo, non è una guida per riscoprire la magia del Natale, ma sicuramente capirete il senso del post nel momento in cui creerete nuove tradizioni o rivivrete vecchi ricordi: il Natale davvero sarà più lieto con poco.

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Mangiatoia per uccelli realizzata con materiale di recupero

Con l’arrivo dei primi freddi e in prossimità di gelate o, peggio ancora, di nevicate, per la fauna selvatica e, nello specifico, per gli uccelli che non migrano, risulta molto difficile reperire il cibo.
Erroneamente si pensa che sia sufficiente disporre briciole di pane sul davanzale o sui balconi per aiutare i volatili a superare l’inverno.
In realtà come spesso dichiarato anche dalla LIPU, i prodotti lievitati, salati, o con additivi chimici non sono adatti all’alimentazione degli uccelli. Dunque è preferibile utilizzare semi di girasole, canapa o anche quelli già in miscela dei canarini. Alcuni uccelli non disdegnano nemmeno uvetta, pezzetti di mela e grasso.
Il modo ottimale per somministrare il cibo è attraverso delle mangiatoie disposte in punti strategici del giardino o del balcone lontani da occhi indiscreti dove gli uccelli si possano sentire al sicuro. Può capitare di dover spostare più volte le mangiatoie per trovare il punto più giusto.
Per la mangiatoia riportiamo un’idea molto interessante tratta dal libro di Marinella Correggia “Io lo so fare. Piccola guida all’autoproduzione manuale, creativa ed ecologica. Far da sé, non sprecare, risparmiare
Occorrente :
– miscela semi per uccelli e pezzetti di frutta
– bottiglia di plastica da 2 litri
– stecchi di legno o due cucchiai di legno
– carta da cucina

Con la carta si forma sul fondo della bottiglia uno strato di circa 5 cm. Quindi si inseriscono dei vecchi cucchiai di legno o degli stecchini nella bottiglia in modo tale che sporgano di pochi centimetri all’esterno, così che formino tra loro angoli retti e ad una distanza di circa 5-10 cm di altezza. Utilizzando un taglierino creare una fessura di circa 5 cm sopra ogni cucchiaio: da queste fessure cadranno i semi, dunque devono essere delle dimensioni adatte. Fessure troppo grandi rischierebbero di far cadere troppi semi, sprecandoli. Fessure troppo piccole, al contrario, ne bloccherebbero la caduta.
Riempire la bottiglia con il becchime, avvitare il tappo, avvolgere il filo intorno al collo della bottiglia ed appenderla.
Le mangiatoie vanno posizionate all’inizio dell’inverno, rabboccando all’occorrenza i semi fino alla primavera.
Sfamare gli uccellini può essere anche uno spunto per osservarli e conoscerli meglio.

Come curare il prato: dalla semina al taglio, alla manutenzione stagionale

Sfatiamo da subito un mito: l’erba del vicino non è sempre più verde, ma solo più curata!

Un prato verde ed uniforme richiede cure costanti in tutte le stagioni dell’anno, non solo in primavera quando si comincia a vivere di più gli spazi all’aperto e ci si rende conto delle imperfezioni, quali erba ingiallita, poco brillante, con chiazze di vegetazione secca e troppo compatta.

In realtà già dalla semina o dall’istallazione di zolle o rotoli, bisognerebbe scegliere la varietà adatta in base all’esposizione al sole, al clima (temperature e piovosità) e all’uso del prato (se sarà molto calpestato o meno), e, da non sottovalutare, anche alla frequenza di taglio che richiedono.

In linea di massima i semi più utilizzati sono la FESTUCA che si adatta bene ai terreni aridi, con crescita lenta, dunque una bassa manutenzione; l’AGROSTIDE, anch’essa con crescita lenta e manto fitto e compatto, caratteristica che le conferisce un’altissima resistenza al calpestio; il LOIETTO, invece, ha una crescita molto veloce, si adatta a chi ha fretta di vedere il proprio prato subito verdissimo, tuttavia richiede tagli frequenti. E’ resistente al calpestio.

Per risultati ottimali, si predilige utilizzare miscele di più varietà per sfruttare i vari punti di forza di ciascuna componente.

La semina avviene in primavera o in autunno, quando le temperature sono costanti: la temperatura ottimale è di 20° C. Prima di procedere però alla semina è fondamentale livellare eventuali avvallamenti o piccole gobbe del terreno. Il livellamento del terreno non è solo una necessità estetica, ma risulterà utile per un risultato omogeneo del prato. In caso di avvallamenti l’acqua ristagna in maniera differente e la crescita e la compattezza dell’erba sarà maggiore rispetto ad altre zone. Anche durante il taglio, eventuali sporgenze o rientranze del prato rischiano di compromettere l’uniformità, fino addirittura a poter danneggiare le lame del tagliaerba. Per lo stesso motivo è necessario anche ripulire il terriccio da sassi o altri detriti. La superficie deve essere compatta e omogenea.

Dopo aver scelto la varietà di semi più adatta e livellato il terreno, si può finalmente seminare: la semina avviene a spaglio, ovvero si getta in modo casuale, ma mantenendo una distribuzione uguale su tutta la superficie. Le irrigazioni devono essere costanti, senza ristagni: il terriccio nelle prime settimane deve mantenersi sempre umido. Dopo circa 5-10 giorni l’erba comincerà a spuntare. Il primo taglio può essere fatto solo dopo circa 4 settimane, ma le tempistiche dipendono molto anche dalla varietà scelta.

Dopo il primo taglio, le irrigazioni vanno diradate, per essere sospese quasi completamente in inverno.

A che altezza tagliare il prato? 

Praticamente tutti i tagliaerba hanno la possibilità di regolare l’altezza di taglio dell’erba. In linea di massima l’altezza ottimale per avere un prato compatto è 2-4 cm, sebbene questo comporti una frequenza maggiore dei tagli. In base alla stagione è preferibile scegliere altezze diverse. In estate e in tardo autunno, prima della sospensione dei tagli (in inverno il prato entra in riposo vegetativo, quindi cresce pochissimo), è preferibile aumentare di qualche centimetro l’altezza per proteggere il prato dal caldo e dal freddo.

Dopo l’estate, già a partire da Settembre, è possibile riabbassare l’altezza del taglio a 2-4 cm, almeno fino a Novembre, dopo bisogna rialzarla.

A Settembre è fondamentale arieggiare il prato nelle zone in cui il caldo e il sole forte ha fatto danni: bisogna rimuovere il “feltro”, ovvero il prato secco e compattato ed eventualmente riseminare se la situazione è particolarmente grave.

Dunque in primavera si semina, si falcia e s’irriga il prato, in estate s’irriga e si taglia con lama alta, in autunno si risemina, si procede con la sfeltratura e l’arieggiatura… e in inverno?

In inverno, dicevamo, il prato rallenta molto la crescita, pertanto non ha particolari esigenze: i tagli e le irrigazioni praticamente si sospendono. Tuttavia continua a fare la fotosintesi e per farlo ha bisogno di luce. Dunque è fondamentale rimuovere il fogliame secco che coprendo il prato, impedisce alla luce di filtrare. In questo modo si previene anche la causa dell’ingiallimento del prato.

Bisogna concimare il prato?

Il prato è un insieme di erbe spontanee addomesticate: se somministrate concime chiaramente crescerà più rigoglioso, ma non è così indispensabile.

 

 

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