La barca di San Pietro: rito della notte tra il 28 e 29 giugno

Negli ultimi anni sono ritornati in grande auge molti riti della tradizione popolare, legati perlopiù al mondo contadino e alla previsione dei raccolti o del meteo. In precedenti post abbiamo visto molti rituali legati alla figura di San Giovanni Battista: abbiamo parlato principalmente della preparazione dell’oleolito di iperico e del nocino. Su Facebook invece abbiamo parlato più ampiamente dell’acqua di San Giovanni e del rito del cardo rivelatore. Nella raccolta di questi riti, che siano di tipo divinatorio (per prevedere il futuro) o di tipo apotropaico (per allontanare la cattiva sorte), l’elemento comune a tutti era la differenziazione in base alla regione di appartenenza. E’ fondamentalmente lo stesso anche per il rito di San Pietro. Si tratta di un rito divinatorio, ovvero in base all’esito è possibile sapere come andrà il raccolto, come sarà il tempo, quale sarà la salute dei componenti della famiglia o altri aspetti personali. Si è diffuso principalmente al Nord e cambia da regione a regione.

In cosa consiste il rito di San Pietro 

La notte tra il 28 e il 29 giugno si suole collocare una caraffa (o un qualunque contenitore di vetro trasparente, purché ampio) sul prato o sul davanzale, dove dovrà stare per tutta la notte a raccogliere anche la rugiada. Si inserisce acqua e l’albume di un uovo nel contenitore.

La mattinata del 29, giorno di San Pietro, in base alla formazione delle vele della barca, si prevede il futuro: vele aperte indicherebbero giornate di sole, vele chiuse, invece, pioggia e cielo nuvoloso. La tradizione vuole che durante la notte lo stesso San Pietro provveduta a formare le vele soffiando nell’acqua a testimonianza della vicinanza con i fedeli. Da regione a regione lo stesso rito dell’albume e dell’acqua viene affiancato anche alla figura di San Giovanni, quindi viene anticipato alla notte tra il 23 e il 24 giugno.

Spiegazione fisica al fenomeno

La spiegazione dell’innalzamento delle “vele” è riconducibile a due fattori: sbalzi di temperature tra notte e giorno e densità. La temperatura dell’acqua nella brocca dapprima si abbassa, facendo scendere sul fondo l’albume, per poi aumentare nella mattinata e far così ridurre la densità dell’albume portandolo a salire verso l’alto e a formare le vele del veliero.

Nesso tra la barca e San Pietro

San Pietro era originariamente un pescatore. Quindi la barca o il veliero è un elemento molto rappresentativo per il santo. In alcune regioni il rito esulava dalla sfera prettamente contadina e spesso veniva utilizzato proprio dai pescatori prima di andare in mare per prevedere le burrasche estive.

Come realizzare una coroncina di fiori freschi usando solo fiori

In primavera, tempo permettendo, può capitare spesso di imbattersi durante un’escursione o una gita in un bel campo di fiori. Tra i più facili da trovare e riconoscere sono sicuramente i fiori del dente di leone (tarassaco), che con il loro giallo acceso portano subito allegria.

Una simpatica attività da fare all’aperto, anche in compagnia dei bambini, può essere la realizzazione di bellissime coroncine, utilizzando esclusivamente una tecnica di intrecci, che non richiede né forbici, nastri o speciali materiali da fioristi difficili da reperire.

La tecnica è semplice e si ripete per tutta la lunghezza della coroncina. Bisogna raccogliere i fiori con attenzione, cercando di ottenere gambi di almeno 15-20 cm. La lunghezza del gambo è fondamentale per dare robustezza e corposità alla coroncina, in quanto rappresentano la sua sola struttura portante.

Si comincia avvolgendo il gambo di un dente di leone intorno ai gambi dei primi due fiori che formeranno una sorta di “locomotiva” di questo treno floreale! Si procede facendo lo stesso intreccio anche con i successivi gambi fino ad ottenere la lunghezza desiderata. Se si desidera, è possibile sfalsare la disposizione dei fiori, dunque non tutti allineati, per poter avere una coroncina molto più ricca. La coroncina si chiude annodando gli ultimi gambi intorno ai primi due fiori e rimuovendo i gambi in eccesso.

Chiaramente si possono utilizzare anche altri tipi di fiori oltre al tarassaco, purché abbiamo un gambo sufficientemente lungo e flessibile da essere intrecciato intorno agli altri gambi. Un’altra caratteristica altrettanto importante è la durata da recisi: un fiore adatto ad essere utilizzato in una coroncina non deve appassire subito. Ad esempio il papavero, pur essendo bellissimo e avendo un gambo potenzialmente adatto ad essere intrecciato, è troppo delicato, tende ad appassire subito e a perdere i petali nel giro di pochi minuti.

Dunque in alternativa al tarassaco, si può utilizzare il trifoglio bianco, alternando foglie e fiori, anche se il risultato non sarà lo stesso perché i gambi sono più corti e sottili. Oppure si può utilizzare la pratolina. Anche la camomilla può essere intrecciata, utilizzando tutto il ramo, intrecciandola a mazzetti, con un risultato meno ordinato, ma sicuramente più naturale.

Il vantaggio di realizzare una coroncina di fiori senza utilizzare altri materiali? Si può realizzare ovunque, anche direttamente in un campo e quando comincia ad appassire si può buttare in compostiera: sarà biodegradabile al 100%!

Con la stessa tecnica di intreccio, con lunghezze differenti, si possono realizzare anche braccialetti, ghirlande, collane, vere e proprie catene da appendere…insomma, qualsiasi cosa si desideri, da tenere per sé o da regalare durante feste o un semplice picnic.

L’unica raccomandazione che facciamo sempre: quando raccogli erbe/fiori in natura, accertati di essere sicuro dell’identità, per non imbatterti in varietà velenose o protette. Se non ne conosci l’identità, non raccogliere nulla. Se sei certo che sia una pianta edibile e non protetta, raccogli, ma con giudizio: mai raccogliere più del 5% delle piante (o frazioni di esse) disponibili.