“Miele” (sciroppo) di tarassaco: un toccasana per la tosse

miele ( sciroppo) di tarassacoAbbiamo parlato ampiamente del tarassaco nei precedenti post, ricordando che è un’erba spontanea tanto diffusa quanto versatile. Colonizza indiscriminatamente campi, giardini, ma anche i margini delle strade o fessure di muri. Viene ritenuto addirittura infestante, ma in realtà considerata l’abbondanza e la diffusione, è bene anche ricordare che ha molteplici proprietà. E’ innanzitutto diuretico, tanto da guadagnarsi il nome di “piscialetto”! E’ depurativo, lassativo, soprattutto in base alle parti usate. Infatti del tarassaco non si butta nulla: si utilizzano le foglie, le radici e finanche i fiori, sia quando sono ancora dei boccioli (vedi Capperi di Tarassaco), o sbocciati, come nella ricetta del miele che andremo a vedere.

In questo post riprendiamo una ricetta tratta dal libro “Vivere in 5 con 5 € al giorno ” di Stefania Rossini  che prevede l’utilizzo proprio dei fiori del tarassaco per preparare un miele vegano (in realtà uno sciroppo, chiamato da qualcuno anche ‘marmellata di tarassaco’) da utilizzare in caso di tosse, sfruttandone il potere fluidificante. Infatti la tosse non è un vero e proprio malanno di stagione, ma una forma di difesa che il corpo utilizza per liberare le vie aeree e lo sciroppo agisce fluidificando i muchi.

Occorrente :

  • 400 g di fiori di tarassaco (solo la parte gialla)
  • 1 kg di zucchero
  • 2 limoni biologici, non trattati

Prelevare solo la parte gialla del fiore, lavare bene e portate in ebollizione in 1.25 litri di acqua per 2 ore con i due limoni tagliati a fette.
Far raffreddare, aggiungere lo zucchero e cuocere per altre due ore a fuoco basso.
Versare lo sciroppo ancora caldo nei vasetti precedentemente sterilizzati, chiudere bene il tappo e capovolgere per creare il sottovuoto.

Prima di assumere il tarassaco, sotto forma di sciroppo, tisana o in qualsiasi altro modo, bisogna esser certi di non essere allergici, soprattutto ai pollini. In questo caso ovviamente se ne sconsiglia l’uso.

La fioritura del tarassaco è molto lunga: inizia da Marzo e si prolunga fino a Novembre. Quindi non mancano le occasioni per raccoglierli, possibilmente in zone lontane dallo smog, meglio ancora se in montagna o comunque zone incontaminate. E, se proprio non si riesce a reperirlo, lo si può coltivare con estrema facilità.

 

 

 

Le consociazioni vegetali: l’unione fa la forza!

 

Tabella delle consociazioni vegetaliLa coltivazione di determinate tipologie di piante abbinate con criterio apportano benefici reciproci in termini di fertilità e prevenzione dei parassiti .

Nel caso, ad esempio, di legumi (piselli, fagioli, ecc..)e ortaggi da “radice” (carota, ravanello, rapa), esiste un rapporto molto stretto. Tra le radici dei legumi sono presenti dei batteri (azotofissatori) che trasformano l’azoto ( un elemento indispensabile per sopravvivenza delle piante ) da gassoso a solido. La disponibilità di azoto chiaramente rende il suolo più fertile non solo per i legumi, ma anche per tutte le altre piante circostanti . Le verdure cosiddette da ” radice”, che hanno proprio una notevole necessità di azoto per crescere, ovviamente traggono benefici in consociazione con i legumi.

Tutte le liliacee (aglio, cipolla, porro, ecc.) hanno un effetto repellente contro gli acari e gli afidi, non a caso spesso si usano in giardino vicino alle rose e intervallate nelle altre colture .

Tuttavia , come possiamo vedere anche nello schema , le consociazioni non si istaurano solo tra ortaggi, ma anche tra ortaggi ed aromatiche o addirittura tra ortaggi e fiori.

A proposito delle aromatiche , praticamente tutte allontanano i parassiti. Nel caso dell’aneto, ha un ruolo fondamentale nella prevenzione degli attacchi di afide nero: seminato tra due filare di fave ( molto colpita da questo parassita ), l’aneto respinge l’afide nero. Esplica la stessa azione anche su tutte le altre piante sensibili a questo temibile parassita. Inoltre allontana anche gli acari.

Tra i fiori ricordiamo la calendula (Calendula Officinalis) e il tagete.

La Calendul , oltre ad essere un fiore esteticamente molto gradevole e largamente usato in erboristeria per le proprietà calmanti, blandamente antisettiche e depurative ( leggi anche Oleolito di Calendula ), ha la capacità di allontanare alcuni parassiti del pomodoro e delle rose. Coltivata, ad esempio, tra le patate, le protegge dai nematodi.

Il tagete, invece, è efficace contro i nematodi ed è un potente insettifugo.
Trapiantato in mezzo ai filari di pomodoro, respinge alcune specie di insetti tra cui gli aleurodidi (insetti dannosi). Inoltre le radici producono una sostanza repellente per i nematodi che, addirittura, persiste nel terreno per tre anni.

Come prolungare la vita dei fiori recisi

bouquet<< Se ami un fiore, non raccoglierlo. Perché se lo raccogli, esso muore e cessa di essere ciò che amavi. >>

Partendo dalle sagge parole di Osho, concordiamo tutti sulla bellezza di un fiore non reciso, ancora sulla sua pianta. Tuttavia può capitare di riceverli in dono e di voler conservare questo gradito omaggio quanto più a lungo possibile.

Ci sono pochi semplici accorgimenti da non trascurare. Bisogna immergere il bouquet in acqua il prima possibile. Immergere solo metà del gambo, in quanto l’acqua da una parte idrata, ma dall’altra favorisce i processi di marcescenza. A tal proposito l’acqua deve essere sempre pulita. E’ fondamentale rimuovere le foglie nelle parti basse dei gambi che andranno in immersione, perché sono le prime parti a marcire.

Anche tagliare frequentemente i gambi con forbici ben affilate in modo obliquo favorisce un miglior assorbimento dell’acqua, prolungando la freschezza dei fiori. Per ridurre la prolificazione dei batteri e le muffe che favoriscono la marcescenza dei fiori si consigli anche di inserire nell’acqua un antibatterico naturale come l’aceto (un cucchiaio per ogni litro d’acqua) o in alternativa poche gocce di candeggina o mezza pasticca di aspirina (anche scaduta), ma i vantaggi non compensano i danni ambientali di queste sostanze, quindi ne sconsigliamo l’uso. Chiaramente il calore velocizza i processi di deterioramento dei fiori, quindi sarebbe preferibile conservare i fiori lontano da fonti di calore.

Ma se prolungare la vita dei fiori recisi non basta, ma l’intenzione è quella di conservarli nel tempo, si possono adottare diverse tecniche.

La più utilizzata è l’essiccazione a testa in giù del bouquet come si farebbe con un mazzetto di aromatiche, disponendolo in un luogo fresco ed asciutto per qualche mese. In alternativa si possono essiccare pressandoli in una pila di libri o in un’apposita pressa. Oppure immergendo i fiori e le foglie in un agente essiccante naturale come la sabbia. O, ancora, utilizzando l’essiccatore o il forno a basse temperature.

Tutti i tipi di essiccazione annoverate finora sono naturali, ma hanno l’inconveniente di non preservare la brillantezza dei colori.

A onor del vero, ci sono anche metodi casalinghi non naturali, come l’uso della glicerina o del gel di silice, ma li sconsigliamo. I fiori che subiscono il trattamento con la glicerina sono chiamati “fiori stabilizzati” perché mantengono inalterate le caratteristiche del fiore per anni (colori, profumi e consistenza), come una sorta di imbalsamazione e non sono nemmeno compostabili!

 

Compostaggio: come si prepara e quali sono i vantaggi del compost

compostaggio

Nell’ambito dell’agricoltura biologica, il compost (o la composta) è il modo più intelligente per concimare in modo naturale il terreno e, al tempo stesso, smaltire l’umido ed anche i residui della manutenzione dell’orto (rami e fogliame dopo le potature, sfalcio d’erba ..ecc..).

Per chi ha la fortuna di avere un grande giardino/orto, si può propendere per un compostaggio in cumulo: il materiale viene stoccato in cumulo in una zona dedicata dell’orto.

In alternativa, si può procedere con una comune compostiera, addirittura anche sul balcone. In commercio ne esistono di varie dimensioni in base alle esigenze: se state pensando, ad esempio, di intraprendere un’iniziativa di compostaggio condominiale, si consiglia una compostiera non inferiore ai 600 litri .

Il materiale compostabile si distingue in secco e fresco.

Per secco s’intendono rametti, foglie, paglia, erba appena tagliata,  carta e cartone (quest’ultimi compostabili, ma in piccole quantità, da evitare se si ha il dubbio che possano contenere collanti o prodotti chimici come sbiancanti). Per fresco s’intendono gli scarti di frutta, verdura, gusci di uova, filtri di te, caffè. Si distinguono in queste due categorie perché possibilmente andrebbero stratificati: l’umidità costante è una delle condizioni base per favorire il naturale decomporsi del materiale. Nel caso di una composta troppo secca, occorre letteralmente annaffiare la compostiera periodicamente, soprattutto in estate. Viceversa se troppo umida, aggiungere terra per asciugarla.

Per quanto riguarda scarti di cucina cotti molto unti, olio, grassi, prodotti di origine animale, come carne, pesce, ossa, lische (fatta eccezione per i gusci di uova) se ne sconsiglia l’impiego nel compost, in quanto sprigionano un cattivo odore e attirano insetti e ratti. Un discorso a sé è doveroso sulle uova: da una parte impiegano tantissimi mesi per degradarsi (infatti si consiglia di inserirle nella compostiera sbriciolandole), da un’altra parte sono importantissime, in quanto sono ottima fonte di calcio.

Le altre condizioni base per un compostaggio ottimale sono:

  • Calore: durante la maturazione del compost (processo che dura dai 3 agli 8 mesi) la temperatura si alza. Se l’ambiente circostante ha 25 °C, quella interna al cumulo raggiunge i 40 ° C, mantenendosi costante per mesi. Successivamente s’innalza a 60 °C, determinando una sorta di pastorizzazione, durante il quale avviene la morte dei patogeni come larve, semi di infestanti e insetti dannosi . Dopo questa fase, la temperatura si abbassa. Sarebbe buona norma controllare che la temperatura non s’innalzi troppo con l’ausilio di termometri  appositi per non degradare così tanto la materia da pregiudicare anche il valore fertilizzante.
  • Buona areazione: nella composta umida e troppo compatta, non circola ossigeno. In assenza di ossigeno prendono il sopravvento batteri anaerobi e muffe che, invece di degradare, trasformano la composta in ricettacolo di malattie per le colture. Dunque periodicamente il cumulo va rivoltato.

A proposito dei batteri presenti nella composta, c’è da specificare che la decomposizione avviene proprio per merito di una serie di microrganismi , fautori di questo miracolo. In commercio esistono dei preparati composti da un miscuglio di questi funghi, lieviti, ed enzimi che accelerano la decomposizione del materiale organico presente nelle compostiere o in cumuli all’aperto: tali attivatori sono completamente innocui per gli animali e per l’uomo ed accettati all’interno del metodo biologico.

Al fine di rendere ancora più rapido il processo di degradazione, anche la riduzione del materiale compostabile in particelle quanto più piccole possibile può essere un valido aiuto. Pertanto i presenza di ingombranti rami può risultare indispensabile l’utilizzo di macchinari, tipo un biotrituratore , che li riduce in brevissimo tempo in ottimo ammendante per il terreno.

In base al grado di maturazione del compost, lo stesso può essere impiegato in modo differente. Dopo 3-6 mesi, quindi quando non è troppo maturo (addirittura il materiale di origine è ancora parzialmente riconoscibile), il compost può essere utilizzato come sostituto del letame, e come miglioratore della struttura del terreno, rendendolo più soffice ed areato. Con una maturazione avanzata, dai 6 agli 8 mesi, il compost ha un aspetto molto simile al terriccio e infatti può essere utilizzato come substrato per semina o trapianto. Superati gli 8 mes , il compost deve essere rimosso dalla compostiera per fermare il processo di decomposizione che altrimenti rende il compost privo di ogni valore fertilizzante.

In molti comuni d’Italia, dimostrando di aver iniziato il compostaggio domestico in maniera continuativa, è possibile ottenere una riduzione sulla TARI. La percentuale della riduzione e la modulistica varia da comune a comune.

Compostare permette dunque di risolvere un bel po’ di problematiche ed inconvenienti legati ai rifiuti.

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