Macerato di ortica : antiparassitario e fertilizzante

antiparassitario e fertilizzante naturale ottenuto dalla macerazione dell'ortica
Antiparassitario e fertilizzante naturale ottenuto dalla macerazione dell’ortica

In primavera nei giardini/orti abbondano quasi in egual misura le ortiche e parassiti!
Il modo ideale per risolvere due problemi in un colpo solo è preparare il macerato di ortica che, oltre ad essere un forte repellente, arricchisce anche il terreno di ferro, calcio, magnesio, potassio, zolfo, silicio..ecc..rinvigorendo le piante trattate.


Le regole base per il macerato ( in realtà per tutti i macerati ) sono:
utilizzare acqua piovana o di fonte, in quanto priva di cloro e non calcarea. In alternativa, utilizzare acqua di rubinetto preparata la sera prima per dare modo al cloro di evaporare. Se è molto calcarea, bisogna aggiungere un cucchiaino di aceto di vino o di sidro per ogni litro di acqua.
– è preferibile tritare l’ortica per facilitare la liberazione dei principi attivi.
– utilizzare recipienti di vetro, plastica o legno, evitando il metallo. Si consiglia vivamente di utilizzare recipienti dotati di coperchio, perché il macerato ha un odore molto forte.
– le temperature al di sopra dei 30° C riducono i tempi di macerazione. L’ideale sarebbe preparare il macerato intorno ai 20°, senza mai scendere sotto ai 10°, in quanto il processo s’interrompe completamente.
– il macerato, dopo essere stato filtrato, deve necessariamente essere diluito, altrimenti potrebbe addirittura funzionare da diserbante.

Preparazione:

Inserire in un recipiente 900 grammi di ortica ogni 10 litri di acqua e lasciare macerare per 5 giorni ( in estate ne bastano anche 2 ).
Il composto, proprio per effetto della macerazione e della fermentazione, mostrerà in superficie una schiuma e un odore molto cattivo.
Filtrare e diluire ( diluizione al 20%, ovvero ogni 2 litri di macerato, aggiungere 10 litri di acqua ).

Il macerato non si conserva al lungo, dopo qualche giorno perde di efficienza.

Utilizzo:

Dopo la diluizione, il macerato di ortica è pronto per essere spruzzato direttamente sulla pianta come antiparassitario o utilizzato come fertilizzante, irrigando ogni 15 giorni.

Se introdotto nella compostiera, il macerato di ortica risulta essere anche un ottimo accelerante biologico nel processo di decomposizione.

Per la preparazione di altri macerati e consigli utili per un orto sano e rigoglioso consigliamo il libro : “Fertilizzanti e trattamenti naturali”

 

“Miele” (sciroppo) di tarassaco: un toccasana per la tosse

miele ( sciroppo) di tarassacoAbbiamo parlato ampiamente del tarassaco nei precedenti post, ricordando che è un’erba spontanea tanto diffusa quanto versatile. Colonizza indiscriminatamente campi, giardini, ma anche i margini delle strade o fessure di muri. Viene ritenuto addirittura infestante, ma in realtà considerata l’abbondanza e la diffusione, è bene anche ricordare che ha molteplici proprietà. E’ innanzitutto diuretico, tanto da guadagnarsi il nome di “piscialetto”! E’ depurativo, lassativo, soprattutto in base alle parti usate. Infatti del tarassaco non si butta nulla: si utilizzano le foglie, le radici e finanche i fiori, sia quando sono ancora dei boccioli (vedi Capperi di Tarassaco), o sbocciati, come nella ricetta del miele che andremo a vedere.

In questo post riprendiamo una ricetta tratta dal libro “Vivere in 5 con 5 € al giorno ” di Stefania Rossini  che prevede l’utilizzo proprio dei fiori del tarassaco per preparare un miele vegano (in realtà uno sciroppo, chiamato da qualcuno anche ‘marmellata di tarassaco’) da utilizzare in caso di tosse, sfruttandone il potere fluidificante. Infatti la tosse non è un vero e proprio malanno di stagione, ma una forma di difesa che il corpo utilizza per liberare le vie aeree e lo sciroppo agisce fluidificando i muchi.

Occorrente :

  • 400 g di fiori di tarassaco (solo la parte gialla)
  • 1 kg di zucchero
  • 2 limoni biologici, non trattati

Prelevare solo la parte gialla del fiore, lavare bene e portate in ebollizione in 1.25 litri di acqua per 2 ore con i due limoni tagliati a fette.
Far raffreddare, aggiungere lo zucchero e cuocere per altre due ore a fuoco basso.
Versare lo sciroppo ancora caldo nei vasetti precedentemente sterilizzati, chiudere bene il tappo e capovolgere per creare il sottovuoto.

Prima di assumere il tarassaco, sotto forma di sciroppo, tisana o in qualsiasi altro modo, bisogna esser certi di non essere allergici, soprattutto ai pollini. In questo caso ovviamente se ne sconsiglia l’uso.

La fioritura del tarassaco è molto lunga: inizia da Marzo e si prolunga fino a Novembre. Quindi non mancano le occasioni per raccoglierli, possibilmente in zone lontane dallo smog, meglio ancora se in montagna o comunque zone incontaminate. E, se proprio non si riesce a reperirlo, lo si può coltivare con estrema facilità.

 

 

 

Erbe spontanee e surrogati del caffè

Erbe spontanee e surrogati del caffè[Tratto da “Succhi e centrifughe” Di Pat Crocker]

Nessun tipo di erba può sostituire il sapore del caffè o dare lo stesso apporto di caffeina. Per preparare il vostro gustoso surrogato del caffè, utilizzate tutte le radici qui elencate: astragalo, bardana, cicoria, echinacea, liquirizia, romice, tarassaco, altea e ginseng.
Ogni radice ha gusti e proprietà differenti e possono essere miscelate tra di loro , volendo anche con aggiunta di spezie .
Per tostare le radici fresche , preriscaldare il forno a 150 ° , pulirle bene e ridurre in pezzi di media grandezza . Adagiare su una teglia non unta e lasciare in forno per 45 minuti . Abbassare il forno a 100 ° per un’altra ora , rigirando ogni 20 minuti . Far raffreddare prima di utilizzarle .
Per tostare radici essiccate : in erboristeria si trovano già essiccate, la tostatura conferisce un sapore più forte , ma non è indispensabile . Anche in questo caso adagiare su una teglia per 20 minuti o finché non saranno brunite.

Per preparare il caffè, occorre tritare le radici in un macina caffè o in mixer . E’ sufficiente 1 ml ( 1 cucchiaino ) di radice per tazza (250 ml) di acqua [ndr: probabilmente sono le dosi per un caffè lungo , all’americana! Si consiglia di sperimentare e modificare eventualmente il rapporto radici-acqua], utilizzando la tradizionale macchinetta del caffè .

Erbe tintorie per capelli: non solo Henné

erbe tintorie : non solo hennéLe erbe officinali, oltre che per le proprietà curative e l’impiego in cucina, possono essere utilizzate anche come coloranti naturali di tessuti, saponi o per i capelli, in sostituzione delle tinture a base di ammoniaca, o altri INCI (acronimo di International Nomenclature of Cosmetic Ingredients: ingredienti dei cosmetici con nomi riconosciuti in tutto il mondo) pericolosi per l’uomo e l’ambiente. L’Henné è sicuramente l’erba tintoria più conosciuta: è una polvere ricavata dalle radici e dalle foglie della Lawsonia inermis, un piccolo arbusto. Ma in realtà si possono utilizzare anche altre erbe, facilmente reperibili addirittura al mercato o dal fruttivendolo. Per ricavare la colorazione vengono impiegate foglie, radici, frutti, semi, pistilli e petali, in base alla colorazione e alle sfumature desiderate.

Per capelli biondi si può utilizzare la camomilla, lo zafferano, la calendula, petali di girasole, buccia di limone, erba gatta, tagete, radice di rabarbaro, curcuma. A proposito del limone, utilizzando anche solo il succo e lasciandolo agire in purezza sui capelli per almeno 3-4 ore, è possibile schiarire i capelli di qualche tono già dopo poche applicazioni.

Per capelli rossi bisogna invece impiegare petali di ibisco, fiori di trifoglio rosso, petali rosa rossa, barbabietola, carote, robbia (o garanza).

Per capelli castani, ortica, rosmarino, salvia, corteccia castagno, corteccia ciliegio, chiodi di garofano, cannella.

Per capelli neri, infine, mallo di noce, tè nero, caffè, petali di fiordaliso (dona sfumature di blu).

Prima di procedere con la tintura di erbe, è preferibile fare un impacco per 30 minuti di tè molto concentrato per aprire le squame del capello e facilitare l’assorbimento del colore. Successivamente nebulizzare con aceto di mele (1 cucchiaio diluito in 5 cucchiai di acqua), senza risciacquare per fissare il colore.

Preparare la tintura inserendo 1/2 tazza delle erbe sopra elencate in 3/4 di aceto di mele precedentemente intiepidito , lasciare in infusione per 5 minuti. Aggiungere 1 cucchiaio di olio a scelta tra mandorle, oliva, argan (opzionale) ed applicare sui capelli, tenendo in posa da 45 minuti a 2 ore.
La tintura si può conservare in barattoli ermetici per molti mesi, in quanto l’aceto è un ottimo conservante naturale. Ovviamente più le erbe sono state in infusione, più la tintura è efficace, quindi eventualmente è preferibile ridurre il tempo di posa.
Risciacquare senza usare shampoo.

In conclusione, riportiamo una breve lista di F.A.Q. sul post :

1) Bisogna necessariamente usare aceto di mele? Non posso usare quello di vino? 
L’aceto di vino risulta più aggressivo (acido) rispetto a quello di mele.

2) Le erbe vanno polverizzate o frullate? E dopo l’infusione e prima della posa, bisogna filtrarle?

Più piccole sono le dimensioni delle erbe, più velocemente rilasceranno la colorazione nell’aceto. Se le erbe sono state in infusione per molto tempo (possono stare in infusione anche per mesi, in quanto l’aceto è un ottimo conservante naturale), possono essere tranquillamente filtrate prima dell’applicazione.

3) Le erbe tintorie coprono i capelli bianchi o grigi?

In linea di massima si, ma la coprenza varia da capello a capello e da erba ad erba. Bisogna sperimentare.

4) Il mio parrucchiere mi sconsiglia di usare l’henné sui capelli precedentemente tinti con agenti chimici, perché il colore finale potrebbe essere diverso da quello desiderato, con colorazioni improbabili, tipo il verde. Vale lo stesso per le altre erbe tintorie?

Premesso che, se l’henné è puro (quindi contiene solo Lawsonia inermis nell’ Henné rosso, Indigofera tinctoria nell’ Henné nero e Cassia obovata nell’ Henné neutro), non dovrebbe generare controindicazioni nelle colorazioni. Le colorazioni “improbabili” si verificano quando l’henné è di bassa qualità, al quale è stato aggiunto picramato, un colorante sintetico che rende la colorazione più forte e in tempi più brevi.Dunque nel caso delle erbe tintorie, il dubbio non si pone. Tuttavia, in una fase sperimentale, si può sempre scegliere di fare qualche prova sulle ciocche più nascoste della nuca.

5) Bisogna usare tutte le erbe dell’elenco per tipo di colore?

No, le erbe vengono scelte in base alle disponibilità.

6) Ma dove si possono reperire queste erbe?

La stragrande maggioranza sono reperibili al supermercato o in erboristeria.

Le piante barometro, altro che app!

Le condizioni meteorologiche da sempre influiscono sulle nostre attività . Infatti negli ultimi anni le previsioni meteo sono diventate un vero business, tra app, siti dedicati e i rispettivi spazi pubblicitari. Gli utenti appassionati di meteorologia aumentano esponenzialmente di anno in anno chiedendo previsioni a lungo termine sempre più precise.

Purtroppo spesso le previsioni non si avvicinano nemmeno lontanamente alle reali condizioni del tempo, penalizzando fortemente alcuni settori come il turismo.

Per chi si accontenta di avere previsioni a breve tempo, per intenderci, giusto per capire se è il caso o meno di portarsi dietro l’ombrello in questa anomala estate, ci si può affidare a delle piante molto particolari, sensibili ai cambiamenti di umidità. Alcune piante, soprannominate “piante barometro”, reagiscono in anticipo ai cambiamenti climatici, in particolar modo all’aumento di umidità nell’aria. Infatti, appena l’umidità aumenta (fenomeno che avviene prima che inizi a piovere), queste piante si preparano alla pioggia chiudendo i fiori, in modo da evitare la dispersione di polline (in questo caso sarebbe una dispersione non proficua, dal momento che scivolerebbe sul terreno inutilizzato).

Tra le principali piante barometro, le più diffuse e note sono la Calendula Officinale e l’Escolzia (entrambe presenti allo stato spontaneo, ma facilmente coltivabili) e l’acetosella ( Oxalis ) e la Carlina (Carlina acaulis )(per lo più spontanee).

La Carlina conserva la peculiarità di chiudere le brattee per preservare il polline anche da recisa. E’ diffusa perlopiù in climi montani e asciutti, dove c’è l’usanza di tenerla da recisa appesa alla porta di casa. L’origine del nome, non confermata, pare si attribuisca a Carlo Magno che la uso come medicamento per i suoi soldati, pur non avendo in realtà nessuna proprietà terapeutica, ma utilizzata solo in cucina come un carciofo.

Quindi, prima di uscire di casa, controllate sul davanzale della finestra se i fiori sono chiusi!

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Semi di Escolzia in miscuglio[Eschscholtzia californica ]

E’ largamente usato per decorare aiuole e bordure, ma in erboristerie è impiegato anche come sedativo.

 

 

 

Semi di Calendula Officinale

E’ un fiore allegro, decorativo, edibile e ricchissimo di proprietà terapeutiche, oltre che utile in giardino contro i parassiti. Non dovrebbe mancare in giardino!

 

La bella di notte e la fitodepurazione

mirabilis-jalapa-bella-di-notteGran parte delle quotidiane attività industriali ed anche agricole producono una quantità notevole di agenti inquinanti che inevitabilmente confluiscono nel suolo, rendendolo contaminato e potenzialmente pericoloso per la salute.

La bonifica dei suoli da queste sostanze di varia natura è dunque fondamentale per migliorare la qualità di vita.

Negli anni sono state sperimentate molte tecniche, ma non tutte sostenibili a causa dei costi in termini economici e ambientali. Tuttavia relativamente di recente si è orientati verso un approccio più naturale, con l’impiego di piante capaci di assorbire gli inquinanti e renderli inerti.

Grazie alla fitodepurazione, infatti, è possibile al tempo stesso bonificare il suolo, migliorandone anche la fertilità, e addirittura riutilizzare i composti stoccati dalle piante stesse.

Molto adatta allo scopo si è dimostrata la Mirabilis Jalapa, la bella di notte, capace non solo di sopravvivere in suoli con alte concentrazioni di metalli pesanti , ma anche di avere una forte propensione ad assorbire nella parte aerea piombo e zinco.

L’eccezionalità della scoperta è anche nell’enorme diffusione come varietà spontanea della Mirabilis su tutto il territorio italiano.

Oltre alla bella di notte, si sono dimostrate molto utili nel fitorisanamento anche la canapa sativa, impiegata di recente per bonificare l’Ilva di Taranto, il girasole selvatico, la senape indiana ed anche alberi come pioppi.

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Semi di bella di notte

 

Oleolito di iperico e la notte di San Giovanni

Oleolito di ipericoL’iperico (Hypericum perforatum ) è una varietà perenne spontanea diffusa in quasi tutta Italia. Viene chiamata anche come erba di San Giovanni, in quanto la sua fioritura raggiunge il culmine in prossimità del 24 Giugno, giorno appunto di San Giovanni Battista.

L’iperico è una pianta che difficilmente supera i 50 cm di altezza, dunque  se non si ha la fortuna di poterla raccogliere allo stato spontaneo,  si può anche coltivare in vaso. Il nome latino, Hypericum Perforato, deriva dalla caratteristica delle foglie che, se osservate in controluce, appaiono appunto forate, ma, in realtà, sono piccole vescichette oleose dalle quali filtra la luce creando questo particolare effetto ottico. I fiori sono gialli, con cinque petali, sui quali sono visibili dei puntini neri: essi sono delle strutture ghiandolari che contengono l’ipericina, una sostanza profumata e oleosa che, insieme ad altre sostanze presenti nell’iperico, lo rendono un potente fitofarmaco. L’iperico, infatti, è impiegato in erboristeria per le sue proprietà antidepressive, antibatteriche ed antinfiammatorie.

Il modo più semplice, in un contesto domestico, per impiegare l’iperico è con la preparazione dell’oleolito: si macerano al sole i fiori di Iperico, circa 30 g per ogni 100 ml di olio di oliva (si consiglia un olio buono, per evitare che irrancidisca presto) per sei settimane al sole, ma coperto, perché l’olio è fotosensibile. Successivamente si filtra l’olio, che sarà diventato rosso per via dell’ipericina, e lo si conserva in un recipiente pulito e preferibilmente di vetro scuro. L’oleolito di Iperico si conserva anche per 24 mesi e si può utilizzare per uso esterno per curare ferite, nei massaggi per alleviare dolori muscolari, o per alleviare problemi di couperose e arrossamenti. Prezioso per gli eritemi solari e le scottature in generale.

Per uso interno, invece, si può utilizzare in infusione dei fiori essiccati o freschi (in estate si consiglia di raccogliere i fiori ed essiccarne una parte solo per gli infusi per l’inverno): un cucchiaio di fiori per ogni tazza di acqua. L’infuso di iperico è molto indicato per alleviare tosse, raffreddore, insonnia ed ansia.

Per tradizione, i fiori di iperico si raccolgono il 24 Giugno, giorno di S. Giovanni, in quanto, come già detto, oltre ad essere il giorno di fioritura massima, si narra che la rugiada della notte di San Giovanni abbia virtù eccezionali simili a quelle dell’acqua battesimale del Santo. Molto probabilmente questa credenza è la trasposizione cristiana di un rito pagano nel quale all’origine si celebrava il solstizio d’estate e l’unione tra il sole e la luna.

Ad ogni modo il tempo balsamico dell’iperico (ovvero il periodo dell’anno in cui l’erba ha la più alta concentrazione del principio per cui viene utilizzata) è proprio Giugno, quindi nelle credenze popolari a volte c’è un fondamento scientifico.

ATTENZIONE :  Se ne sconsiglia l’uso in gravidanza ed allattamento. Può inibire l’assorbimento di farmaci, quindi durante terapie farmacologiche, evitare assolutamente l’impiego dell’iperico.

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Dove trovare i Semi di iperico

Di facile coltivazione, in quanto molto rustica e resistente al freddo. Non supera i 50 cm di altezza, quindi è coltivabile anche in vaso .
Per chi non ha la possibilità di coltivarlo, consigliamo la sezione dedicata ai prodotti con l’iperico del nostro sito, dove è possibile trovare l’oleolito di iperico già pronto, l’unguento, il libro e addirittura anche prodotti specifici per alleviare irritazioni dei nostri amici a quattro zampe (sia cani che gatti).

Alimurgia pratica: l’erbazzone

erbazzoneL’Alimurgia richiede due abilità fondamentali: la capacità di riconoscere le erbe spontanee edibili da quelle potenzialmente pericolose e una buona dose di inventiva in cucina. Fortunatamente entrambe sono abilità facilmente acquisibili con l’esperienza “sul campo” nel vero senso della parola!  Il modo più semplice è andare a passeggio in zone lontane dal traffico con una persona più esperta o con un buon libro sul tema e testare con mano. Per l’aspetto culinario, invece, oltre ai libri, si può scavare nella tradizione dei piatti tipici regionali.  L’erbazzone, ad esempio, nasce come piatto povero, costituito perlopiù da erbe spontanee, ripassate in padella, racchiuse in una pasta sottile e cotto al forno. Negli anni la ricetta è stata rielaborata e arricchita con salumi, formaggio e le erbe spontanee sostituite da spinaci e bietole. Ritornando alle origini, l’erbazzone può quindi essere realizzato tranquillamente con un miscuglio di foglie di tarassaco, piantaggine, farinello (chenopodium ), cicorietta, in base alle disponibilità, riscoprendo gli antichi sapori di questa prelibata torta salata. In realtà, molte delle odierne preparazioni con gli spinaci, in origine erano preparazioni con le spontanee, come ad esempio nei ravioli e nei risotti.

Libri consigliati :

Gruppi Facebook interamente dedicati alle erbe spontanee :

In tempo di crisi si riscopre l’alimurgia, la scienza delle erbe spontanee

L’alimurgia o fitoalimurgia è la scienza di riconoscere e impiegare le erbe spontanee non solo per fini curativi, ma anche e soprattutto come alimento. Le piante alimurgiche vennero impiegate principalmente nei periodi di carestia e nei dopoguerra, ma sono state riscoperte anche oggi per piacere o necessità .
Non tutte le erbe spontanee sono alimurgichee per l’uomo. Inoltre vanno raccolte possibilmente in zone lontane dallo smog.
Nel dettaglio delle foto le quattro piante alimurgiche più diffuse: portulaca, ortica, farinello comune (Chenopodium album), tarassaco.

Portulaca oleracea 

E’ unaPortulaca pianta particolarmente infestante.
In ogni regione ha un nome differente: purselana (Liguria), erba grassa (Lombardia), barzellana (Sardegna), purcacchia o purcacc (Lazio), porcacchia (Marche), precacchia (Abruzzo), porcacchia o perchiacca (Basilicata), pucchiacchèlla, chiaccunella(Campania), perchiazza, sportellecchia (Toscana), andraca, purchiacca (Calabria), purciaca o purciddana (Sicilia), perchiazza o spurchiazza (Puglia), ‘mbrucacchia o brucacchia (Salento).

I germogli più teneri vengono impiegati crudi in insalata, tipo rughetta. Mentre le foglie più coriacee in minestre o frittate.

E’ ricchissima di omega-3 (adatta quindi alle persone affette da problemi cardiovascolari), un discreto apporto proteico (indicata nelle diete vegetariane o vegane).

 

ortica L’ortica è l’erba spontanea più nota e riconoscibile a causa delle sostanze urticanti che si sprigionano se toccata.
Gli impieghi sono molteplici, dall’uso tessile a quello erboristico.
Tuttavia può essere utilizzata anche in cucina esclusivamente cotta, in quanto la cottura inibisce le sostanze urticanti.
Può essere usata in minestre, risotti, frittate, frittelle.
E’ ricchissima di ferro (più degli spinaci), minerali e vitamine. Nel nostro blog abbiamo realizzato addirittura la birra e un ottimo macerato contro i parassiti.

 

Farinello comune ( Chenopodium album )

Farinello comune (Chenopodium album)

E’ diffuso in tutta Italia e può avere molte forme e colorazioni (dal verde all’amaranto). E’ uno spinacio selvatico, e, in quanto tale, può essere impiegato allo stesso modo.

 

 

 

Tarassacoll tarassaco è il re indiscusso in cucina per la versatilità.
Con il rizoma si può ottenere un surrogato del caffè
Con i fiori ancora chiusi , una sorta di “cappero” sotto sale , mentre con quelli aperti, il “miele” (sciroppo), chiamato anche “miele vegano di tarassaco“, un vero toccasana per la tosse e il mal di gola . E con le foglie il famoso erbazzone.
E , come se non bastasse, il tarassaco, oltre ad avere mille e più proprietà terapeutiche, è anche una pianta mellifera, quindi attrae gli insetti pronubi, ovvero gli impollinatori
.

 

Non chiamiamole più “erbacce”!

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Realizzare gessetti colorati con verdure, erbe e spezie

 

realizzare gessetti colorati con erbe spezie e verdure
(Tratto da ” Facciamo i colori” di Helena Arendt )
Occorrente:
– gesso
– cartoni delle uova o altre forme di cartone
– succo di rapa rossa (gessetto rosa)
– succo di cavolo rosso ( gessetto blu )
– curcuma in polvere (gessetto giallo)
– curcuma in polvere + succo di cavolo rosso (gessetto verde)
– terra rossa (gessetto arancione)
– succo di geranio (gessetto viola chiaro)
– cucchiai e bicchieri

Mettere tre cucchiai di succo colorato in un bicchiere. Per la curcuma e la terra rossa, bisogna sciogliere un cucchiaio di polvere con tre di acqua.
Con un cucchiaio asciutto, aggiungere tre cucchiai colmi di gesso e mescolare facendo attenzione a non formare grumi: il composto deve essere compatto, ma né troppo denso né troppo liquido. All’occorrenza aggiungere altro succo per diluire o altro gesso per renderlo più denso.
Inserire il composto in una sagoma di cartone, tipo il retro della confezione delle uova per ottenere dei gessetti a forma di cuneo.
Lasciare asciugare negli stampi per qualche ora ed estrarre con attenzione per non rischiare di rompere i gessetti.

Si possono ricavare altri colori, aggiungendo ai succhi un po’ di zucchero ed aceto o mischiando più succhi insieme: magicamente si potranno ottenere gessetti con mille sfumature.

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