E’ un modo diffuso di dire che “la mela non cade mai lontana dall’albero”, quando si vuole indicare che i figli somigliano per aspetto o carattere ai genitori. In natura invece nella maggior parte dei casi il meccanismo che permette ai semi di allontanarsi il più possibile dalla pianta di origine è fondamentale per garantire al nuovo esemplare di non dover entrare in competizione con la pianta già adulta. Dunque anche evolutivamente piante che hanno sviluppato delle vere e proprie strategie per distribuire i semi in modo mirato diventa anche un punto di forza per la sopravvivenza innanzitutto dell’esemplare, ma anche per i suoi discendenti e dunque la sopravvivenza di tutta la specie.
Ma come fanno i semi a spostarsi se non sono forniti di arti?
L’assenza di arti o l’impossibilità proprio di muoversi non ha scoraggiato i semi nel trovare il modo di allontanarsi e colonizzare territori incontaminati. Anzi, hanno sviluppato strutture che sfruttando vento, acqua, calore del sole o animali, permettendo ugualmente lo spostamento.
I semi volanti e la disseminazione anemocora
Molti semi hanno sviluppato delle vere e proprie ali, come nel caso dell’acero: quando il seme raggiunge la maturità si stacca dal ramo e planando e sfruttando il vento, può coprire lunghe distanze. Allo stesso modo, altri semi sviluppano una struttura piumosa, chiamato pappo, che ha una funzione simile a quello di un paracadute, permettendogli di farsi trasportare e non cadere subito. Il pappo è tipico del tarassaco, con la tipica struttura bianca, tondeggiante, chiamata soffione, ma è presente anche in altre specie, come ad esempio il pioppo che in primavera con le abbondanti produzioni crea degli spettacolari effetti di neve fuori stagione.
I semi “velcro” e la dispersione zoocoria
Alcuni semi riescono ad allontanarsi dalla pianta madre e ad essere trasportati molto lontani grazie alle estremità uncinate con le quali possono aggrapparsi praticamente a tutto, animali o abiti di persone di passaggio. Pare che queste estremità uncinate siano state proprio prese da esempio dall’inventore del velcro ricreando lo stesso meccanismo.
I semi appetitosi e la dispersione mirmecoria
I semi vengono ingeriti da animali e poi dispersi, restando, malgrado la digestione, ancora vitali.
E’ quanto accade per una varietà di caffè che viene ingerito e propagato da uno zibetto, il luwak. Questi semi di caffè, così “trattati”, vengono rivenduti a circa 600 € come Kopi Luwak, il caffè più costoso al mondo. Pare che il processo digestivo renda l’aroma finale molto particolare ed unico!
Quando però i semi vengono raccolti dalle formiche, che non li ingeriscono, ma li trasportano e ne consumano solo la parte esterna, la dispersione prende il nome di mirmecoria, se ad opera di uccelli, si dice ornitocoria.
I semi “proiettile” e la dispersione bolocora
Alcuni semi, giunti a maturità, vengono letteralmente sparati come proiettili a lunghissime distanze. Di solito l’esplosione avviene in seguito ad un urto o al calore del sole. Tra le piante che adottano questa strategia ricordiamo il cocomero asinino (Ecballium elaterium), una varietà di cucurbitacea spontanea, che se urtata, spara come una mitragliatrice i semi con estrema violenza ad una velocità di 10 m/s!
I semi galleggianti e la disseminazione idrocora
Per concludere, ricordiamo i semi che sfruttano l’acqua per farsi trasportare per molti chilometri. E’ una strategia tipica delle piante acquatiche, ma è usata anche dal cocco che riesce a rimanere germinabile per 110 giorni in immersione e percorrere fino a 5mila chilometri.